Quel primato del papa che divide le Chiese. Ma che Francesco impedisce di riformare

Il 2025 non sarà sol­tan­to l’anno del giu­bi­leo, per la Chiesa di Roma. Sarà anche il 1700mo anni­ver­sa­rio del pri­mo con­ci­lio ecu­me­ni­co del­la sto­ria, tenu­to nel 325 nel­la cit­tà di Nicea, l’odierna Iznik, in Anatolia, non lon­ta­no dal Bosforo.

Nell’occasione, papa Francesco ha in pro­gram­ma di incon­tra­re a Iznik il patriar­ca di Costantinopoli Bartolomeo e altri capi del­le Chiese d’Oriente, con l’intento di con­cor­da­re una vol­ta per tut­te la cele­bra­zio­ne del­la Pasqua in una data comu­ne, che per una for­tu­na­ta coin­ci­den­za dei diver­si calen­da­ri l’anno pros­si­mo sarà già tale, il 20 apri­le.

Ma soprat­tut­to, l’anniversario di Nicea sarà l’occasione per far pro­gre­di­re il dia­lo­go ecu­me­ni­co sul pri­ma­to del papa, su come ripen­sar­lo e met­ter­lo in pra­ti­ca con il con­sen­so di tut­te le Chiese divi­se da Roma, d’Oriente come d’Occidente. Un’impresa quan­to mai ardua, ma che da qual­che decen­nio alcu­ni pas­si avan­ti li ha fat­ti, come docu­men­ta un testo pub­bli­ca­to quest’anno dal dica­ste­ro vati­ca­no per l’unità dei cri­stia­ni, pre­sie­du­to dal car­di­na­le sviz­ze­ro Kurt Koch.

Il testo, che ha per tito­lo “Il vesco­vo di Roma” e si qua­li­fi­ca come “docu­men­to di stu­dio”, pren­de le mos­se dal decre­to con­ci­lia­re “Unitatis redin­te­gra­tio” e dal­la con­co­mi­tan­te revo­ca, il 7 dicem­bre 1965, del­le reci­pro­che sco­mu­ni­che tra la Chiesa cat­to­li­ca e la Chiesa orto­dos­sa, risa­len­ti al gran­de sci­sma del 1054.

Il dia­lo­go ecu­me­ni­co inco­rag­gia­to dal Concilio Vaticano II ha avu­to nel pri­ma­to papa­le una del­le que­stio­ni più dibat­tu­te. Paolo VI lo indi­cò da subi­to come “l’ostacolo più gran­de sul cam­mi­no dell’ecumenismo”. E Giovanni Paolo II, nell’enciclica “Ut unum sint” del 1995, auspi­cò di supe­ra­re que­sto osta­co­lo tro­van­do “una for­ma di eser­ci­zio del pri­ma­to che, pur non rinun­cian­do in nes­sun modo all’essenziale del­la sua mis­sio­ne, si apra a una situa­zio­ne nuo­va”.

A que­sto appel­lo sono segui­te deci­ne di rispo­ste da varie Chiese e movi­men­ti ecu­me­ni­ci e una cin­quan­ti­na di docu­men­ti con i risul­ta­ti dei dia­lo­ghi intes­su­ti con la Chiesa cat­to­li­ca. Di tut­to ciò il testo del dica­ste­ro per l’unità dei cri­stia­ni pre­sen­ta un indi­ce gene­ra­le e una sin­te­si ragio­na­ta.

Per quan­to riguar­da, ad esem­pio, le Chiese d’Oriente, la com­mis­sio­ne mista di teo­lo­gi cat­to­li­ci e orto­dos­si che si riu­ni­sce perio­di­ca­men­te ha pro­dot­to un docu­men­to, nel 2016 a Chieti, pro­prio su “sino­da­li­tà e pri­ma­to nel pri­mo mil­len­nio”, nel sol­co di quel famo­so det­to del gio­va­ne Joseph Ratzinger secon­do cui, sul pri­ma­to del papa, “Roma non deve pre­ten­de­re dall’Oriente più di quan­to è sta­to for­mu­la­to e vis­su­to nel pri­mo mil­len­nio”.

Senza però giun­ge­re a con­di­vi­de­re le due diver­se com­pren­sio­ni che il pri­ma­to del vesco­vo di Roma ebbe già in quei pri­mi mil­le anni in Occidente e in Oriente, stan­do a quel che il docu­men­to scri­ve.

E ancor più distan­ti sono appar­se le due posi­zio­ni nel suc­ces­si­vo docu­men­to del 2023, pro­dot­to ad Alessandria d’Egitto e dedi­ca­to al secon­do mil­len­nio, quel­lo del poten­zia­men­to del­la pri­ma­zia del papa e del­la sua infal­li­bi­li­tà cul­mi­na­to nel Concilio Vaticano I. Oltre tut­to, all’incontro era man­ca­ta la pre­sen­za del patriar­ca­to di Mosca, già in rot­ta col patriar­ca­to di Costantinopoli pro­prio sul­la que­stio­ne del pri­ma­to di quest’ultimo nel cam­po dell’ortodossia.

Il docu­men­to di stu­dio “Il vesco­vo di Roma” non si limi­ta però a met­te­re a fuo­co i risul­ta­ti rag­giun­ti negli scor­si decen­ni. Va oltre. In una ven­ti­na di pagi­ne fina­li pre­sen­ta una serie di “pro­po­ste” per “un eser­ci­zio del pri­ma­to nel XXI seco­lo”, ossia “per un rin­no­va­to eser­ci­zio del mini­ste­ro dell’unità del vesco­vo di Roma che pos­sa esse­re rico­no­sciu­to dagli uni e dagli altri”.

Ed ecco­le tali pro­po­ste nei loro pas­sag­gi essen­zia­li, nell’ordine in cui il docu­men­to le pone.

RILEGGERE IL VATICANO I

“Tra le pro­po­ste espres­se dai dia­lo­ghi, sem­bra par­ti­co­lar­men­te impor­tan­te l’invito a una ‘ri-ricezione’ cat­to­li­ca o un com­men­to uffi­cia­le del Concilio Vaticano I. […] È essen­zia­le rileg­ge­re il Vaticano I alla luce dell’intera Tradizione, secon­do l’antica e costan­te cre­den­za del­la Chiesa uni­ver­sa­le, e nell’orizzonte di una cre­scen­te con­ver­gen­za ecu­me­ni­ca sul fon­da­men­to bibli­co, sugli svi­lup­pi sto­ri­ci e sul signi­fi­ca­to teo­lo­gi­co del pri­ma­to e del­la sino­da­li­tà”.

PATRIARCA D’OCCIDENTE MA PAPA DI TUTTI

“Un’altra pro­po­sta impor­tan­te è quel­la di fare una distin­zio­ne più chia­ra tra le diver­se respon­sa­bi­li­tà del Papa, in par­ti­co­la­re tra il suo mini­ste­ro di capo del­la Chiesa cat­to­li­ca e il suo mini­ste­ro di uni­tà tra tut­ti i cri­stia­ni, o più spe­ci­fi­ca­men­te tra il suo mini­ste­ro patriar­ca­le nel­la Chiesa lati­na e il suo mini­ste­ro pri­ma­zia­le nel­la comu­nio­ne del­le Chiese. L’eliminazione del tito­lo ‘Patriarca d’Occidente’ dall’Annuario Pontificio nel 2006 ha sol­le­va­to alcu­ne pre­oc­cu­pa­zio­ni negli ambien­ti ecu­me­ni­ci e ha dato l’opportunità di avvia­re una rifles­sio­ne sul­la distin­zio­ne tra que­ste diver­se respon­sa­bi­li­tà, che deve esse­re pro­se­gui­ta”.

VESCOVO DI ROMA CON LA SUA CATTEDRALE

“Poiché le diver­se respon­sa­bi­li­tà del Papa si fon­da­no sul suo mini­ste­ro di Vescovo di Roma, la Chiesa che pre­sie­de nel­la cari­tà tut­te le Chiese, è anche essen­zia­le evi­den­zia­re il suo mini­ste­ro epi­sco­pa­le a livel­lo loca­le, come vesco­vo tra i vesco­vi. […] L’elencazione degli altri suoi tito­li pon­ti­fi­ca­li come ‘sto­ri­ci’ (cfr. Annuario Pontificio 2020) può con­tri­bui­re a una nuo­va imma­gi­ne del papa­to.  Allo stes­so modo, alla cat­te­dra­le del­la dio­ce­si di Roma è sta­to dato un mag­gio­re risal­to da quan­do i recen­ti docu­men­ti e la cor­ri­spon­den­za papa­le sono sta­ti fir­ma­ti da San Giovanni in Laterano, una chie­sa che potreb­be gio­ca­re un ruo­lo più signi­fi­ca­ti­vo anche all’inaugurazione di un nuo­vo pon­ti­fi­ca­to. Tuttavia, la ter­mi­no­lo­gia uti­liz­za­ta nei docu­men­ti uffi­cia­li cat­to­li­ci e nel­le dichia­ra­zio­ni riguar­dan­ti il mini­ste­ro del Papa spes­so non riflet­te que­sti svi­lup­pi e man­ca di sen­si­bi­li­tà ecu­me­ni­ca”.

PRIMATO E SINODALITÁ INSIEME

“La dimen­sio­ne sino­da­le del­la Chiesa cat­to­li­ca è cru­cia­le per il suo impe­gno ecu­me­ni­co. […] Molte isti­tu­zio­ni e pra­ti­che sino­da­li del­le Chiese orien­ta­li cat­to­li­che potreb­be­ro ispi­ra­re la Chiesa lati­na. […] È anche impor­tan­te rea­liz­za­re l’invito del Concilio Vaticano II riguar­do alle con­fe­ren­ze epi­sco­pa­li. […] In par­ti­co­la­re, si può osser­va­re che il paral­le­lo tra le con­fe­ren­ze epi­sco­pa­li e gli anti­chi patriar­ca­ti trac­cia­to da ‘Lumen gen­tium’ 23 non è sta­to svi­lup­pa­to, né teo­lo­gi­ca­men­te né cano­ni­ca­men­te. […] Il pro­ces­so sino­da­le 2021–2024 per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dal tito­lo ‘Per una Chiesa sino­da­le: comu­nio­ne, par­te­ci­pa­zio­ne e mis­sio­ne’, basa­to su un’ampia con­sul­ta­zio­ne di tut­to il Popolo di Dio a livel­lo loca­le, regio­na­le, nazio­na­le, con­ti­nen­ta­le e uni­ver­sa­le, è un’occasione pro­pi­zia per appro­fon­di­re la rifles­sio­ne sul­la dina­mi­ca sino­da­le che arti­co­la le dimen­sio­ni per­so­na­le, col­le­gia­le e comu­ni­ta­ria del­la Chiesa”.

UN GOVERNO SINODALE PERMANENTE PER TUTTA LA CHIESA

“Papa Francesco ha sta­bi­li­to un’ulteriore espres­sio­ne del­la comu­nio­ne epi­sco­pa­le e dell’ausilio al ‘munus petri­num’ che l’episcopato spar­so per il mon­do può offri­re, quan­do, nel pri­mo anno del suo pon­ti­fi­ca­to, ha crea­to un Consiglio dei Cardinali. Questo Consiglio, accan­to ai Concistori ordi­na­ri e straor­di­na­ri, potreb­be esse­re il pri­mo pas­so ver­so una strut­tu­ra di gover­no sino­da­le per­ma­nen­te a livel­lo di tut­ta la Chiesa, con la par­te­ci­pa­zio­ne atti­va dei vesco­vi loca­li. Ciò era già sta­to sug­ge­ri­to duran­te il Concilio Vaticano II dal patriar­ca mel­chi­ta Massimo IV”.

PROSSIMO APPUNTAMENTO A NICEA

“Una sino­da­li­tà ‘ad extra’, che pro­muo­ve incon­tri rego­la­ri tra i rap­pre­sen­tan­ti del­le Chiese a livel­lo mon­dia­le, tal­vol­ta chia­ma­ta ‘comu­nio­ne con­ci­lia­re’, è indi­ca­ta come un modo pro­met­ten­te per ren­de­re visi­bi­le e appro­fon­di­re la comu­nio­ne già con­di­vi­sa. […] L’invito alle altre comu­nio­ni cri­stia­ne a par­te­ci­pa­re ai pro­ces­si sino­da­li cat­to­li­ci a tut­ti i livel­li è par­ti­co­lar­men­te impor­tan­te e potreb­be esse­re este­so alle visi­te ‘ad limi­na’, come sug­ge­ri­to da diver­si dia­lo­ghi. A un altro livel­lo, l’incontro del 2018 a Bari dei lea­der del­le Chiese riu­ni­ti su invi­to di Papa Francesco per pre­ga­re, riflet­te­re e con­fron­tar­si in modo infor­ma­le sul­la situa­zio­ne dei cri­stia­ni in Medio Oriente, indi­ca un nuo­vo modo di eser­ci­ta­re la sino­da­li­tà e il pri­ma­to. La pre­pa­ra­zio­ne e la com­me­mo­ra­zio­ne con­giun­ta del 1700mo anni­ver­sa­rio del Primo Concilio Ecumenico (Nicea, 325) potreb­be for­ni­re l’occasione per pra­ti­ca­re que­sta sino­da­li­tà tra i cri­stia­ni di tut­te le tra­di­zio­ni”.

PRIMI PASSI COMUNI CON LE CHIESE D’ORIENTE…

“Evitando un’opposizione super­fi­cia­le e irrea­li­sti­ca tra dirit­to e comu­nio­ne, una pro­po­sta di comu­nio­ne basa­ta su ‘un ser­vi­zio d’amore rico­no­sciu­to dagli uni e dagli altri’ (‘Ut unum sint’, 95) non dovreb­be esse­re espres­sa solo in ter­mi­ni giu­ri­di­ci, ma sul­la base di un’ecclesiologia di ‘koi­no­nia’ radi­ca­ta nel­la com­pren­sio­ne sacra­men­ta­le del­la Chiesa pro­mos­sa dal Concilio Vaticano II. […] Per quan­to riguar­da le Chiese orto­dos­se, con le qua­li la Chiesa cat­to­li­ca rico­no­sce un comu­ne ordi­na­men­to eccle­sia­le basa­to sul­la tra­di­zio­ne apo­sto­li­ca e sui sacra­men­ti, que­sto model­lo di comu­nio­ne potreb­be alli­near­si stret­ta­men­te al prin­ci­pio spes­so cita­to secon­do cui ‘Roma non deve pre­ten­de­re dall’Oriente più di quan­to è sta­to for­mu­la­to e vis­su­to nel pri­mo mil­len­nio’. […] Questo model­lo potreb­be inclu­de­re due respon­sa­bi­li­tà iden­ti­fi­ca­te dai dia­lo­ghi rela­ti­vi al mini­ste­ro dell’unità del Vescovo di Roma: un ruo­lo spe­ci­fi­co nei con­ci­li ecu­me­ni­ci (come con­vo­ca­re e pre­sie­de­re) e un ruo­lo di media­zio­ne in caso di con­flit­ti di natu­ra disci­pli­na­re o dot­tri­na­le, attra­ver­so l’esercizio sino­da­le del­la pro­ce­du­ra di appel­lo (come descrit­to ad esem­pio dal Concilio di Sardica del 343)”.

… E CON LE CHIESE PROTESTANTI D’OCCIDENTE

“Anche alcu­ne comu­nio­ni cri­stia­ne occi­den­ta­li rico­no­sco­no il pri­mo mil­len­nio come pun­to di rife­ri­men­to. Anche se resta­no da risol­ve­re alcu­ne que­stio­ni eccle­sio­lo­gi­che fon­da­men­ta­li, come l’apostolicità e il mini­ste­ro ordi­na­to, la natu­ra sacra­men­ta­le e l’ordinamento del­la Chiesa, mol­ti dia­lo­ghi rico­no­sco­no la neces­si­tà di un pri­ma­to per tut­ta la Chiesa per pro­muo­ve­re l’unità dei cri­stia­ni e la mis­sio­ne. Allo stes­so tem­po, sot­to­li­nea­no il pri­ma­to del Vangelo e la neces­si­tà di un eser­ci­zio comu­ni­ta­rio e col­le­gia­le del pri­ma­to. […] Questi dia­lo­ghi offro­no impor­tan­ti spun­ti e pro­spet­ti­ve per un eser­ci­zio accet­ta­bi­le del mini­ste­ro dell’unità da par­te del Vescovo di Roma, un pri­ma­to di annun­cio e testi­mo­nian­za (‘kerig­ma’, ‘mar­ty­ria’), che potreb­be esse­re accol­to dagli altri cri­stia­ni occi­den­ta­li anche pri­ma del ripri­sti­no del­la pie­na comu­nio­ne”.

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Queste le pro­po­ste del docu­men­to di stu­dio “Il vesco­vo di Roma”. Contraddette però in lar­ga misu­ra dall’effettiva moda­li­tà di gover­no mes­sa in atto da papa Francesco.

Qualche som­mes­sa cri­ti­ca affio­ra nel­lo stes­so docu­men­to. Ad esem­pio là dove rav­vi­sa una “man­can­za di sen­si­bi­li­tà ecu­me­ni­ca” nel­le moda­li­tà con cui Francesco agi­sce da vesco­vo di Roma.

Ma la con­trad­di­zio­ne più cla­mo­ro­sa è quel­la che riguar­da la sino­da­li­tà. Il docu­men­to fa affi­da­men­to al sino­do del 2021–2024 dedi­ca­to pre­ci­sa­men­te a rifor­ma­re la Chiesa in sen­so sino­da­le, ma tace sull’effettivo annien­ta­men­to di tale pro­po­si­to da par­te di un papa come Francesco che i sino­di, sia l’ultimo che i pre­ce­den­ti, li ha umi­lia­ti eser­ci­tan­do di fat­to su di essi un domi­nio soli­ta­rio e asso­lu­to, come mes­so in luce dal pre­ce­den­te post di Settimo Cielo.

Per non dire del­la sua inau­di­ta pre­te­sa di far deri­va­re anche i pote­ri tem­po­ra­li del papa dal suo ruo­lo di pri­ma­te del­la Chiesa. Pretesa codi­fi­ca­ta nel pre­am­bo­lo del­la nuo­va leg­ge fon­da­men­ta­le del­lo Stato del­la Città del Vaticano pub­bli­ca­ta il 13 mag­gio 2023, amman­tan­do di dirit­to divi­no non solo il supre­mo gover­no spi­ri­tua­le del­la Chiesa ma anche il gover­no tem­po­ra­le, sem­pre da par­te del papa, del­lo Stato del­la Città del Vaticano.

In due mil­len­ni di sto­ria, mai un papa ave­va osa­to tan­to. Ed è ovvio che ciò ingi­gan­ti­sce a dismi­su­ra l’ostacolo che il pri­ma­to papa­le frap­po­ne a una ricon­ci­lia­zio­ne tra le Chiese.

E anco­ra. Come non regi­stra­re la siste­ma­ti­ca vio­la­zio­ne dei prin­ci­pi fon­da­men­ta­li di uno sta­to di dirit­to nel pro­ces­so inten­ta­to in Vaticano con­tro il car­di­na­le Angelo Becciu e altri impu­ta­ti, con papa Francesco a coman­da­re il gio­co a suo pia­ci­men­to?

Insomma, alla pro­va dei fat­ti, il docu­men­to di stu­dio “Il vesco­vo di Roma”, con le sue pro­po­ste di buo­na volon­tà ecu­me­ni­ca, è azze­ra­to dal com­por­ta­men­to effet­ti­vo del papa regnan­te.

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Sandro Magister è sta­to fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
Questo è l’attuale indi­riz­zo del suo blog Settimo Cielo, con gli ulti­mi arti­co­li in lin­gua ita­lia­na: settimocielo.be
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