Tutto, tranne che sinodale. La strana Chiesa voluta da papa Francesco

Tre anni di discus­sio­ni sen­za fine, coro­na­ti da un docu­men­to che fina­le non è. È que­sto il sino­do volu­to e model­la­to da papa Francesco con l’apparente pro­po­si­to di rifon­da­re la Chiesa come Chiesa di popo­lo, di tut­ti i bat­tez­za­ti.

Quale sarà il segui­to è dif­fi­ci­le pro­no­sti­ca­re. Francesco ha espun­to da quest’ultimo sino­do tut­te le que­stio­ni su cui le divi­sio­ni era­no for­ti, dele­gan­do­le a die­ci com­mis­sio­ni che andran­no avan­ti a discu­ter­ne fino alla pros­si­ma pri­ma­ve­ra. Dopo di che deci­de­rà lui il da far­si.

Ma quel che è cer­to è che intan­to egli ha modi­fi­ca­to radi­cal­men­te la for­ma dei sino­di.

Nati con Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II col pro­po­si­to di attua­re una gui­da più col­le­gia­le del­la Chiesa, con i vesco­vi perio­di­ca­men­te chia­ma­ti a con­sul­to dal suc­ces­so­re di Pietro, i sino­di sono sta­ti fino a tut­to il pon­ti­fi­ca­to di Benedetto XVI momen­ti rive­la­to­ri degli orien­ta­men­ti del­la gerar­chia del­la Chiesa sul­le que­stio­ni di vol­ta in vol­ta poste in esa­me.

Come in Concilio, le discus­sio­ni avve­ni­va­no qua­si sem­pre in assem­blea ple­na­ria, dove tut­ti pote­va­no par­la­re a tut­ti e ascol­ta­re tut­ti. Il sino­do era a por­te chiu­se, ma ogni gior­no “L’Osservatore Romano” pub­bli­ca­va le sin­te­si di tut­ti gli inter­ven­ti con i nomi dei rispet­ti­vi ora­to­ri, e per i gior­na­li­sti accre­di­ta­ti si tene­va­no dei brie­fing in varie lin­gue nei qua­li dei testi­mo­ni inca­ri­ca­ti for­ni­va­no ulte­rio­ri infor­ma­zio­ni sul dibat­ti­to avve­nu­to nel­le ore pre­ce­den­ti. Ciascun vesco­vo era libe­ro di ren­de­re pub­bli­co il testo inte­gra­le del suo inter­ven­to in aula e di rife­ri­re ciò che vole­va degli inter­ven­ti ascol­ta­ti.

Certo, i sino­di era­no pura­men­te con­sul­ti­vi e il solo a trar­re del­le con­clu­sio­ni nor­ma­ti­ve era il papa con l’esortazione posti­no­da­le che pub­bli­ca­va qual­che mese dopo la fine dei lavo­ri.

Ma quel­lo che un vesco­vo dice­va in aula pote­va comun­que ave­re una note­vo­le riso­nan­za nell’opinione pub­bli­ca, den­tro e fuo­ri la Chiesa. Fortissima, ad esem­pio, fu l’eco che ebbe l’inter­ven­to del car­di­na­le Carlo Maria Martini. gesui­ta, insi­gne bibli­sta e arci­ve­sco­vo di Milano, pro­nun­cia­to in aula il 7 otto­bre del 1999, in un sino­do riguar­dan­te la Chiesa in Europa.

Il car­di­na­le dis­se di aver fat­to un sogno: “un con­fron­to uni­ver­sa­le tra i vesco­vi che val­ga a scio­glie­re qual­cu­no di quei nodi disci­pli­na­ri e dot­tri­na­li che riap­pa­io­no perio­di­ca­men­te come pun­ti cal­di sul cam­mi­no del­le Chiese euro­pee e non solo euro­pee. Penso in gene­ra­le agli appro­fon­di­men­ti e agli svi­lup­pi del­l’ec­cle­sio­lo­gia di comu­nio­ne del Vaticano II. Penso alla caren­za in qual­che luo­go già dram­ma­ti­ca di mini­stri ordi­na­ti e alla cre­scen­te dif­fi­col­tà per un vesco­vo di prov­ve­de­re alla cura d’a­ni­me nel suo ter­ri­to­rio con suf­fi­cien­te nume­ro di mini­stri del van­ge­lo e del­l’eu­ca­re­stia. Penso ad alcu­ni temi riguar­dan­ti la posi­zio­ne del­la don­na nel­la socie­tà e nel­la Chiesa, la par­te­ci­pa­zio­ne dei lai­ci ad alcu­ne respon­sa­bi­li­tà mini­ste­ria­li, la ses­sua­li­tà, la disci­pli­na del matri­mo­nio, la pras­si peni­ten­zia­le, i rap­por­ti con le Chiese sorel­le dell’Ortodossia e più in gene­ra­le il biso­gno di rav­vi­va­re la spe­ran­za ecu­me­ni­ca, pen­so al rap­por­to tra demo­cra­zia e valo­ri e tra leg­gi civi­li e leg­ge mora­le”.

Per affron­ta­re que­sti temi, pro­se­guì il car­di­na­le Martini, “for­se nep­pu­re un sino­do potreb­be esse­re suf­fi­cien­te. Alcuni di que­sti nodi neces­si­ta­no pro­ba­bil­men­te di uno stru­men­to col­le­gia­le più uni­ver­sa­le e auto­re­vo­le, dove essi pos­sa­no esse­re affron­ta­ti con liber­tà, nel pie­no eser­ci­zio del­la col­le­gia­li­tà epi­sco­pa­le, in ascol­to del­lo Spirito e guar­dan­do al bene comu­ne del­la Chiesa e del­l’u­ma­ni­tà inte­ra”.

Vi fu chi les­se in que­ste paro­le l’auspicio di un nuo­vo Concilio. In ogni caso, quell’intervento del car­di­na­le Martini coglie­va nel vivo, indi­vi­duan­do i temi su cui la Chiesa si sareb­be divi­sa nei decen­ni suc­ces­si­vi e oggi più che mai, non solo in Germania, dove il loca­le “cam­mi­no sino­da­le” ha spin­to lo scon­tro ai limi­ti del­la rot­tu­ra, ma nel­la stes­sa Chiesa uni­ver­sa­le, nell’ultimo come nei pre­ce­den­ti sino­di con­vo­ca­ti da papa Francesco.

Nel pri­mo sino­do da lui con­vo­ca­to in due ses­sio­ni, nel 2014 e nel 2015, sul tema del­la fami­glia, Francesco ave­va un suo obiet­ti­vo evi­den­te, la libe­ra­liz­za­zio­ne del­la comu­nio­ne euca­ri­sti­ca ai divor­zia­ti rispo­sa­ti. Finalizzò a que­sto sco­po un pre­li­mi­na­re con­ci­sto­ro di tut­ti i car­di­na­li, nel feb­bra­io del 2014, ma incon­tran­do da subi­to così for­ti e auto­re­vo­li oppo­si­zio­ni da indur­lo a met­te­re a fre­no, nel sino­do, la tra­spa­ren­za del­la discus­sio­ne.

E infat­ti impo­se il segre­to sugli inter­ven­ti in aula, dei qua­li veni­va reso pub­bli­co solo un gene­ri­co elen­co dei temi toc­ca­ti, sen­za dire i nomi dei rispet­ti­vi inter­ve­nu­ti.

La noti­zia del­la viva­ci­tà del­lo scon­tro pro o con­tro la comu­nio­ne ai divor­zia­ti rispo­sa­ti tra­pe­lò comun­que all’esterno. E que­sto indus­se il papa a risol­ve­re la que­stio­ne, nell’esortazione postsi­no­da­le “Amoris lae­ti­tia”, in modo ambi­guo, con un paio di note a piè di pagi­na che alcu­ni epi­sco­pa­ti inter­pre­ta­ro­no come auto­riz­za­zio­ne a dare la comu­nio­ne men­tre altri rima­se­ro con­tra­ri, sal­vo poi dire, in una sua let­te­ra auto­gra­fa all’episcopato argen­ti­no suc­ces­si­va­men­te ele­va­ta al ran­go di magi­ste­ro, che l’interpretazione giu­sta era la pri­ma.

Nel suc­ces­si­vo sino­do sull’Amazzonia tenu­to nel 2019, la que­stio­ne più dibat­tu­ta fu l’accesso al sacer­do­zio di uomi­ni spo­sa­ti, che Francesco ave­va dato segno più vol­te di voler spe­ri­men­ta­re, ma che alla fine boc­ciò, con gran­de disap­pun­to dei vesco­vi che la soste­ne­va­no.

E poi è sta­ta la vol­ta del sino­do sul­la sino­da­li­tà, tema, quest’ultimo, che Francesco è riu­sci­to ad ante­por­re alle que­stio­ni che ini­zial­men­te si era­no pre­sa la sce­na sull’onda del “cam­mi­no sino­da­le” di Germania: dall’omosessualità al sacer­do­zio fem­mi­ni­le, dal­la fine del celi­ba­to del cle­ro alla demo­cra­tiz­za­zio­ne del gover­no del­la Chiesa.

Tolte tali que­stio­ni dall’agenda e affi­da­te dal papa a com­mis­sio­ni da lui crea­te “ad hoc” e dall’incerto futu­ro, al sino­do non è rima­sto che discu­te­re su come fare del­la Chiesa una Chiesa sino­da­le.

E come discu­ter­ne? Non più in assem­blee ple­na­rie, e nem­me­no in cir­co­li lin­gui­sti­ci, ma in deci­ne di tavo­li di una doz­zi­na di per­so­ne cia­scu­no, in un’aula del­le udien­ze alle­sti­ta come per una gran­de cena di gala (vedi foto). Sempre col vin­co­lo del segre­to su ciò che cia­scu­no dice­va o ascol­ta­va nel rispet­ti­vo tavo­lo.

È dif­fi­ci­le imma­gi­na­re un sino­do più disgre­ga­to e imba­va­glia­to di così, l’esatto con­tra­rio del­la tan­to decan­ta­ta nuo­va sino­da­li­tà.

Ma c’è di più. Perché tra una ses­sio­ne sino­da­le e l’altra, e pro­prio su una que­stio­ne sot­trat­ta alla discus­sio­ne dei con­vo­ca­ti, è sta­to il papa a deci­de­re in soli­tu­di­ne, con un edit­to emes­so da quel suo “alter ego” mes­so alla testa del dica­ste­ro per la dot­tri­na del­la fede, il car­di­na­le argen­ti­no Victor Manuel Fernández.

Con la dichia­ra­zio­ne “Fiducia sup­pli­cans” Francesco ha auto­riz­za­to la bene­di­zio­ne del­le unio­ni omo­ses­sua­li. Col risul­ta­to di sol­le­va­re un’imponente onda­ta di con­te­sta­zio­ni e di rifiu­ti, spe­cie tra i vesco­vi dell’unico con­ti­nen­te nel qua­le la Chiesa cat­to­li­ca è in cre­sci­ta, l’Africa.

Un’altra soli­ta­ria intro­mis­sio­ne del papa in una que­stio­ne dispu­ta­ta è avve­nu­ta sull’ordinazione del­le don­ne al dia­co­na­to. In un’intervista a una rete tele­vi­si­va ame­ri­ca­na, Francesco ha fat­to capi­re che con lui papa tali ordi­na­zio­ni non si faran­no.

Anche qui sol­le­van­do dif­fu­se pro­te­ste che han­no tro­va­to espres­sio­ne anche nel sino­do del­lo scor­so otto­bre, al pun­to da pro­vo­ca­re una nuo­va disce­sa in cam­po del papa tra­mi­te il fido Fernández, con la tem­po­ra­nea sospen­sio­ne di tut­te le rego­le del segre­to che imba­va­glia­va­no il sino­do.

Fernández ha pre­so la paro­la il 21 otto­bre, in una del­le rare gior­na­te in cui il sino­do era riu­ni­to in assem­blea ple­na­ria. Ha giu­sti­fi­ca­to per ragio­ni di salu­te l’assenza sua e del segre­ta­rio del­la sezio­ne dot­tri­na­le del suo dica­ste­ro da un pre­ce­den­te incon­tro in sino­do sul­lo stes­so argo­men­to e ha riba­di­to che per il papa “la que­stio­ne del dia­co­na­to fem­mi­ni­le non è matu­ra”, men­tre ben più impor­tan­te per lui è la que­stio­ne gene­ra­le del ruo­lo del­le don­ne nel­la Chiesa.

Il testo inte­gra­le dell’intervento di Fernández è sta­to reso pub­bli­co, uni­co caso in un mese di discus­sio­ni sot­to segre­to, ed è sta­to dato appun­ta­men­to per un ulte­rio­re incon­tro in sino­do sul­lo stes­so argo­men­to, che effet­ti­va­men­te si è svol­to nel pome­rig­gio del 24 otto­bre, per un’ora e mez­za, con un cen­ti­na­io di pre­sen­ti a inter­lo­qui­re con il car­di­na­le.

Anche qui con uno strap­po alla rego­la del segre­to, per­ché dell’incontro è sta­ta dif­fu­sa l’intera regi­stra­zio­ne audio, con le doman­de rivol­te al car­di­na­le, tut­te più o meno pole­mi­che, e le sue rispo­ste qua e là imba­raz­za­te.

Insomma, in un mese di sino­do que­sto è sta­to l’unico momen­to che ha avu­to una riso­nan­za ester­na degna di nota, e tut­to per una soli­ta­ria, anti­si­no­da­le pre­sa di posi­zio­ne del papa, accom­pa­gna­ta dal­la tem­po­ra­nea rot­tu­ra – riguar­dan­te solo tale inter­ven­to – di ogni vin­co­lo di segre­to da lui impo­sto all’assise.

Un’anomalia che si è riper­cos­sa anche nel docu­men­to fina­le, dove l’unico para­gra­fo che ha regi­stra­to un signi­fi­ca­ti­vo nume­ro di voti con­tra­ri (97 no con­tro 258 sì) è sta­to quel­lo in cui c’era scrit­to che sul­la que­stio­ne del­le don­ne dia­co­no “occor­re pro­se­gui­re il discer­ni­men­to”.

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Sandro Magister è sta­to fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
Questo è l’attuale indi­riz­zo del suo blog Settimo Cielo, con gli ulti­mi arti­co­li in lin­gua ita­lia­na: settimocielo.be
Ma di Settimo Cielo è con­sul­ta­bi­le anche l’intero archi­vio, anno per anno e in più lin­gue:
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