L’Italia non fa più eccezione. A messa ci vanno i vecchi e tra un po’ nemmeno loro

“Sine domi­ni­co non pos­su­mus”, sen­za la mes­sa dome­ni­ca­le non pos­sia­mo vive­re, dis­se­ro i mar­ti­ri di Abitene arre­sta­ti nel 305 per aver sfi­da­to il divie­to impe­ria­le di cele­bra­re l’eucaristia.

I cri­stia­ni era­no allo­ra una pic­co­la mino­ran­za dei cit­ta­di­ni dell’impero. E anche oggi lo sono, nell’Occidente più seco­la­riz­za­to. Ma men­tre allo­ra era­no in cre­sci­ta impe­tuo­sa, oggi acca­de il con­tra­rio, il loro nume­ro si ridu­ce sem­pre di più.

Si ridu­ce anche in Italia, che è una del­le nazio­ni più stu­dia­te per il suo lega­me spe­cia­lis­si­mo con il papa, e che anco­ra all’inizio di que­sto seco­lo era rite­nu­ta una “ecce­zio­ne” in con­tro­ten­den­za, nel gene­ra­le ina­ri­dir­si del­la fede cri­stia­na.

Ed è pro­prio que­sto calo del­la par­te­ci­pa­zio­ne degli ita­lia­ni alla mes­sa dome­ni­ca­le l’oggetto ana­liz­za­to da Luca Diotallevi – pro­fes­so­re allo Università di Roma Tre e socio­lo­go del­la reli­gio­ne dei più affer­ma­ti e ori­gi­na­li, disce­po­lo del gran­de Niklas Luhmann – nel suo ulti­mo libro con tito­lo: “La mes­sa è sbia­di­ta. La par­te­ci­pa­zio­ne ai riti reli­gio­si in Italia dal 1993 al 2019”, edi­to da Rubbettino.

La mes­sa dome­ni­ca­le è l’indicatore socio­lo­gi­co più natu­ra­le del­la par­te­ci­pa­zio­ne alla vita del­la Chiesa. Ebbene, anche per l’Italia non c’è “ecce­zio­ne” che ten­ga. La pre­sen­za alla mes­sa è in calo inin­ter­rot­to nell’intero arco di tem­po pre­so in esa­me da Diotallevi sul­la scor­ta del­le annua­li rile­va­zio­ni dell’ISTAT, l’istituto nazio­na­le di sta­ti­sti­ca: dal 1993 al 2019, con acce­le­ra­zio­ne del decli­no dal 2005 in poi, e con ulte­rio­re decre­sci­ta nel 2020 e 2021.

In cifre si pas­sa del 37,3 per cen­to del­la popo­la­zio­ne che assi­ste alla mes­sa dome­ni­ca­le nel 1993 al 23,7 per cen­to nel 2019, con un calo di un ter­zo e con l’avvertenza che le par­te­ci­pa­zio­ni alla mes­sa dichia­ra­te sono più nume­ro­se di quel­le rea­li.

Se poi si incro­cia que­sto dato gene­ra­le con il ses­so e le età, il decli­no si mani­fe­sta anco­ra di più.

Le don­ne che sono sem­pre sta­te mol­to più nume­ro­se degli uomi­ni nell’assistere alla mes­sa dome­ni­ca­le, stan­no diser­tan­do­la a un rit­mo ancor più velo­ce, al pun­to che nel­le età gio­va­ni­li e nel­le pri­me età adul­te non c’è ormai più alcu­na dif­fe­ren­za nume­ri­ca tra i due ses­si.

Quanto all’età di chi assi­ste alla mes­sa, in pas­sa­to le pre­sen­ze mag­gio­ri veni­va­no rile­va­te nel­le età infan­ti­li e ado­le­scen­zia­li, con un calo nel­le età gio­va­ni­li e adul­te e un ritor­no in chie­sa nel­le età più avan­za­te.

Ma oggi non è più così. Il decli­no ini­zia­le si fa sem­pre più rapi­do e anti­ci­pa­to, sia per i maschi che per le fem­mi­ne, e anche il suc­ces­si­vo pic­co nega­ti­vo si fa più pre­co­ce, più pro­fon­do e soprat­tut­to più dura­tu­ro, per­ché la suc­ces­si­va ripre­sa di pre­sen­za alla mes­sa è ormai tenue se non assen­te, per i nati dopo il 1950.

Il risul­ta­to è che se oggi gli anzia­ni, per lo più don­ne, han­no anco­ra una pre­sen­za cospi­cua e visi­bi­le alle mes­se dome­ni­ca­li, in un vici­no futu­ro non sarà più così. Una vol­ta usci­ti di sce­na que­sti anzia­ni, saran­no mol­ti di meno quel­li che li rim­piaz­ze­ran­no. Al pun­to che Diotallevi pre­ve­de che pre­sto, in Italia, la pre­sen­za alla mes­sa dome­ni­ca­le “si ridur­rà a un valo­re pros­si­mo al 10 per cen­to del­la popo­la­zio­ne, il che in mol­te aree del Paese cor­ri­spon­de­reb­be a un valo­re effet­ti­vo a una sola cifra”.

E non è tut­to, per­ché al calo nume­ri­co del­la par­te­ci­pa­zio­ne alla mes­sa dome­ni­ca­le si accom­pa­gna anche una muta­zio­ne dei riti offer­ti ai fede­li. Diotallevi li chia­ma “performance-centered rituals” e scri­ve che “per le litur­gie cat­to­li­che una spin­ta in que­sto sen­so potreb­be esse­re venu­ta dal­la pro­gres­si­va spet­ta­co­la­riz­za­zio­ne del­le litur­gie vati­ca­ne veri­fi­ca­ta­si nel cor­so degli ulti­mi tre pon­ti­fi­ca­ti, dal­la sostan­zia­le dere­go­la­men­ta­zio­ne di sem­pre più vasti set­to­ri dell’offerta litur­gi­ca, come anche da mol­te del­le solu­zio­ni adot­ta­te dal cle­ro nel cor­so dei ‘loc­k­do­wn’ inter­ve­nu­ti per con­tra­sta­re la sin­de­mia da Covid”.

Ciò si inse­ri­sce, a giu­di­zio di Diotallevi, in una evo­lu­zio­ne del cat­to­li­ce­si­mo ita­lia­no ver­so “una for­ma di reli­gio­ne a bas­sa inten­si­tà”, pri­va di una rile­van­za extra-religiosa in cam­po poli­ti­co, eco­no­mi­co, scien­ti­fi­co, acca­de­mi­co, fat­to sal­vo il dedi­car­si ad atti­vi­tà cari­ta­ti­ve di volon­ta­ria­to di alcu­ni degli attua­li fre­quen­ta­to­ri del­la mes­sa dome­ni­ca­le.

Il tut­to su uno sfon­do di “allen­ta­men­to dei lega­mi comu­ni­ta­ri di tipo eccle­sia­le, a van­tag­gio di una deri­va con­gre­ga­zio­nia­li­sti­ca e di ‘demo­cra­ti­za­tion of reli­gion’”.

In par­ti­co­la­re, Diotallevi sostie­ne che in Italia l’avvenuto abban­do­no del­la strut­tu­ra ter­ri­to­ria­le del­le par­roc­chie a van­tag­gio di una mol­ti­pli­ca­zio­ne di offer­te reli­gio­se d’altro tipo, ad esem­pio i movi­men­ti eccle­sia­li spes­so tra loro in com­pe­ti­zio­ne, in una sor­ta di mol­ti­pli­ca­zio­ne dei “cat­to­li­ce­si­mi”, è sta­to non un rime­dio ma pro­prio una del­le cau­se del decli­no del­la par­te­ci­pa­zio­ne alla mes­sa.

Nel libro di Diotallevi que­ste valu­ta­zio­ni cri­ti­che sono con­den­sa­te in rapi­di cen­ni. Eppure sono di gran­de inte­res­se e sti­mo­la­no ulte­rio­ri appro­fon­di­men­ti, per chi voglia esplo­ra­re que­sto “scien­ti­fi­ca­men­te pre­zio­sis­si­mo caso ita­lia­no“.

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Sandro Magister è fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
Questo è l’attuale indi­riz­zo del suo blog Settimo Cielo, con gli ulti­mi arti­co­li in lin­gua ita­lia­na: settimocielo.be
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