Sempre più “cinese” la Chiesa cattolica in Cina. Dove Xi la comanda più del papa

(s.m.) L’autore di que­sta illu­mi­nan­te e aggior­na­tis­si­ma ana­li­si del­la rea­le situa­zio­ne del­la Chiesa cat­to­li­ca in Cina è Gianni Criveller, 63 anni, del Pontificio Istituto Missioni Estere, sino­lo­go e teo­lo­go, da set­te anni pre­si­de del­lo Studio Teologico Internazionale del PIME affi­lia­to alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, dal­lo scor­so set­tem­bre diret­to­re dell’agenzia “Asia News” del­lo stes­so Istituto, ma soprat­tut­to in mis­sio­ne in Cina per decen­ni, auto­re di nume­ro­si stu­di sul­la sto­ria del­la Chiesa in quel gran­de pae­se, pro­fes­so­re invi­ta­to a Hong Kong, Pechino e in altre uni­ver­si­tà e tra­dut­to­re pro­vet­to sia in lin­gua cine­se puton­ghua, sia in can­to­ne­se. La nota è usci­ta il 12 feb­bra­io su “Asia News” in ita­lia­no, ingle­se, spa­gno­lo e cine­se. Imperdibile.

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Pechino e la Santa Sede: segnali positivi, ma c’è un silenzio che pesa

di Gianni Criveller

Scrivo que­sto com­men­to pro­prio men­tre si festeg­gia il capo­dan­no cine­se, una festa sen­ti­ta da tut­ti i cine­si, in patria e oltre­ma­re. È l’anno del dra­go, che tra i dodi­ci ani­ma­li dell’oroscopo è quel­lo più for­te e più ama­to: c’è da cre­de­re che mol­te don­ne cine­si vor­ran­no ave­re un figlio pro­prio in que­sto anno con­si­de­ra­to il più for­tu­na­to.

La festa di oggi mi cata­pul­ta nel pen­sie­ro del­la fede cat­to­li­ca in Cina, il tema fon­da­men­ta­le del­la mia vita dedi­ca­ta alla mis­sio­ne. Il 2024 dovreb­be esse­re, da quan­to pos­sia­mo sape­re, un anno deci­si­vo per il dia­lo­go tra Cina e Santa Sede: l’accordo del 2018, rin­no­va­to per due vol­te, dovrà esse­re rati­fi­ca­to per­ma­nen­te­men­te oppu­re abban­do­na­to.

Negli ulti­mi gior­ni sono giun­te noti­zie com­men­ta­te, giu­sta­men­te, in modo posi­ti­vo dagli osser­va­to­ri: tre nuo­vi vesco­vi sono sta­ti ordi­na­ti (nel­la foto l’ultimo, di Shaowu), con l’approvazione di entram­bi le par­ti, in osser­van­za dell’accordo.

Il 2023 era sta­to un “annus hor­ri­bi­lis” per la Santa Sede, con il cla­mo­ro­so tra­sfe­ri­men­to a Shanghai del vesco­vo Shen Bin. Era il secon­do atto uni­la­te­ra­le del­la Cina, che ave­va estro­mes­so la Santa Sede da ogni con­sul­ta­zio­ne. Il Vaticano ha pro­te­sta­to. Dopo di che ha accet­ta­to quan­to suc­ces­so, chie­den­do però che la situa­zio­ne non si ripe­ta.

Le ulti­me tre ordi­na­zio­ni con­cor­da­te, cor­re­da­te dal rico­no­sci­men­to da par­te del­la Santa Sede del­la costi­tu­zio­ne di una nuo­va dio­ce­si (Weifang, nel­la pro­vin­cia di Shandong, con con­fi­ni ridi­se­gna­ti dal­le auto­ri­tà cine­si) han­no dato l’impressione che ci sia, da par­te cine­se, la volon­tà di non rom­pe­re con Roma e di rati­fi­ca­re per­ma­nen­te­men­te l’accordo.

Ma occor­re ricor­da­re che que­ste buo­ne noti­zie van­no con­te­stua­liz­za­te. Se è vero che il papa nomi­na i vesco­vi, essi non sono scel­ti da lui ma da un pro­ces­so auto­no­mo gui­da­to dal­le auto­ri­tà cine­si, i cui det­ta­gli non sono cono­sciu­ti, in quan­to il testo dell’accordo rima­ne segre­to.

Quelli elet­ti in Cina sono dun­que vesco­vi cat­to­li­ci, ma nel­lo stes­so tem­po cer­ta­men­te gra­di­ti alle auto­ri­tà. Inoltre è bene evi­den­zia­re che in nes­sun modo, in Cina, il papa e la Santa Sede o l’accordo ven­go­no men­zio­na­ti all’annuncio di tali nomi­ne. Temo che la nomi­na pon­ti­fi­cia non sia mes­sa in debi­to risal­to nean­che nel cor­so del­la litur­gia dell’ordinazione stes­sa. Da tem­po le cele­bra­zio­ni del­le con­sa­cra­zio­ni epi­sco­pa­li non sono acces­si­bi­li a osser­va­to­ri ester­ni.

Il dop­pio regi­stro – nomi­ne che sem­bra­no dare for­za all’accordo da una par­te; silen­zio sul ruo­lo di Roma dall’altra – è anco­ra più evi­den­te se si leg­ge il “Piano quin­quen­na­le per la sini­ciz­za­zio­ne del cat­to­li­ce­si­mo in Cina (2023–2027)”.

Tale “Piano”, mol­to det­ta­glia­to e arti­co­la­to in quat­tro par­ti e 33 para­gra­fi, è sta­to appro­va­to il 14 dicem­bre del 2023 dall’organismo uffi­cia­le che uni­sce la Conferenza dei vesco­vi cat­to­li­ci (non rico­no­sciu­ta dal­la Santa Sede) e l’Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi: entram­be ope­ra­no sot­to la super­vi­sio­ne del Fronte Unito, l’ufficio del Partito comu­ni­sta che gover­na la vita reli­gio­sa del Paese. Il docu­men­to è sta­to pub­bli­ca­to il gior­no di Natale nel sito del­la Chiesa cat­to­li­ca cine­se. Un simi­le docu­men­to per le Chiese pro­te­stan­ti era usci­to il 19 dicem­bre.

Composto da 5000 carat­te­ri (che cor­ri­spon­do­no a cir­ca 3000 paro­le ita­lia­ne), il “Piano” cat­to­li­co non nomi­na mai il papa e la Santa Sede; né l’accordo inter­ve­nu­to tra il Vaticano e la Cina. Il lea­der Xi Jinping è inve­ce nomi­na­to quat­tro vol­te. Cinque vol­te vie­ne riba­di­to che il cat­to­li­ce­si­mo deve assu­me­re “carat­te­ri­sti­che cine­si”. La paro­la “sini­ciz­za­zio­ne” la fa da padro­na: ricor­re ben 53 vol­te.

Il “Piano” è il pro­gram­ma di lavo­ro per ren­de­re il pro­ces­so di sini­ciz­za­zio­ne più pro­fon­do, ideo­lo­gi­co e effi­ca­ce: “È neces­sa­rio inten­si­fi­ca­re la ricer­ca per dare fon­da­men­to teo­lo­gi­co alla sini­ciz­za­zio­ne del cat­to­li­ce­si­mo, per miglio­ra­re con­ti­nua­men­te il siste­ma del pen­sie­ro teo­lo­gi­co sini­ciz­za­to, costrui­re un soli­do fon­da­men­to teo­ri­co per la sini­ciz­za­zio­ne del cat­to­li­ce­si­mo, affin­ché esso si mani­fe­sti costan­te­men­te con carat­te­ri­sti­che cine­si”.

Chi da anni stu­dia la poli­ti­ca reli­gio­sa del gover­no cine­se non tro­va in que­sta impo­sta­zio­ne gran­di novi­tà: quel­lo che ci impres­sio­na, però, è la fer­mez­za e la peren­to­rie­tà del lin­guag­gio. Come se non ci fos­se sta­to nes­sun dia­lo­go e nes­sun riav­vi­ci­na­men­to con la Santa Sede; come se il rico­no­sci­men­to dato dal papa a tut­ti i vesco­vi cine­si non con­tas­se nien­te; come se non ci fos­se un accor­do tra la Santa Sede e la Cina che offre al mon­do l’impressione che il cat­to­li­ce­si­mo roma­no abbia tro­va­to ospi­ta­li­tà e cit­ta­di­nan­za in Cina.

Da teo­lo­go mi impres­sio­na il pro­get­to di dare un fon­da­men­to teo­lo­gi­co alla sini­ciz­za­zio­ne. Troppo faci­le per osser­va­to­ri super­fi­cia­li giu­sti­fi­car­lo, e scam­bia­re que­sta ter­mi­ne come una tap­pa del legit­ti­mo pro­ces­so eccle­sia­le dell’inculturazione. Non è così: qui non ci sono cre­den­ti che libe­ra­men­te cer­ca­no un dia­lo­go vir­tuo­so tra la fede cat­to­li­ca e le pro­prie appar­te­nen­ze cul­tu­ra­li. Si trat­ta piut­to­sto dell’imposizione, da par­te di un regi­me auto­ri­ta­rio, dell’adattamento del­la pra­ti­ca del­la fede alla poli­ti­ca reli­gio­sa sta­bi­li­ta d’imperio dal­le auto­ri­tà poli­ti­che.

Cento anni fa, dal 15 mag­gio al 12 giu­gno del 1924, si ten­ne il Concilio di Shanghai, il pri­mo incon­tro di tut­ti in vesco­vi di Cina (ahi­mè, allo­ra non c’era anco­ra alcun cine­se tra di loro). Il Concilio (inte­res­san­te l’adozione di que­sto ter­mi­ne) fu con­vo­ca­to dal dele­ga­to pon­ti­fi­cio Celso Costantini. Quest’ultimo era sta­to invia­to in Cina a segui­to dell’enciclica di Benedetto XV “Maximun Illud” del 1919, che impo­ne­va alle mis­sio­ni di pro­ce­de­re sul­la via del­la dell’inculturazione. Diversi mis­sio­na­ri, tra cui il supe­rio­re gene­ra­le del PIME Paolo Manna (oggi bea­to) ave­va­no denun­cia­to il carat­te­re stra­nie­ro del­la Chiesa cat­to­li­ca in Cina. Nel 1926 furo­no final­men­te ordi­na­ti i pri­mi sei vesco­vi cine­si, e qual­che anno dopo, a Pechino, Costantini fon­dò una scuo­la per crea­re un’arte cri­stia­na cine­se. Partì cosi, con gra­ve ritar­do, il pro­ces­so di sini­ciz­za­zio­ne. E nell’anno cen­te­na­rio del Concilio di Shanghai è dove­ro­so riflet­te­re, sto­ri­ca­men­te e teo­lo­gi­ca­men­te, su que­ste vicen­de e sul­le sfi­de per il futu­ro del­la fede in Cina.

Quello che rite­nia­mo non accet­ta­bi­le è che il con­trol­lo da par­te del­le auto­ri­tà poli­ti­che sui cre­den­ti cat­to­li­ci – un con­trol­lo che si vor­reb­be far pas­sa­re come sini­ciz­za­zio­ne – sia ambi­gua­men­te giu­sti­fi­ca­to in nome dell’inculturazione del Vangelo.

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Sandro Magister è fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
Questo è l’attuale indi­riz­zo del suo blog Settimo Cielo, con gli ulti­mi arti­co­li in lin­gua ita­lia­na: settimocielo.be
Ma di Settimo Cielo è con­sul­ta­bi­le anche l’intero archi­vio, anno per anno e in più lin­gue:
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