Quel Gesù che l’uomo d’oggi ha smarrito. Un’intervista inedita di Joseph Ratzinger

(s.m.) È in libre­ria da pochi gior­ni il ter­zo tomo del XIII volu­me dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger nel­la ver­sio­ne ita­lia­na, col tito­lo: “In dia­lo­go con il pro­prio tem­po”.

Il volu­me, di oltre 500 pagi­ne, rac­co­glie 39 inter­vi­ste date da Ratzinger (nel­la foto con il filo­so­fo Jürgen Habermas) dal 1968 al 2004, mol­te del­le qua­li mai dive­nu­te pub­bli­che in lin­gua diver­sa dall’originale tede­sco.

Un estrat­to di una di que­ste inter­vi­ste ine­di­te è pub­bli­ca­to qui per la pri­ma vol­ta nel­le lin­gue ita­lia­na, fran­ce­se e ingle­se, con l’autorizzazione del­la Libreria Editrice Vaticana.

L’intervista inte­gra­le occu­pa ven­ti pagi­ne del volu­me. E qui ne sono ripro­dot­ti i pas­sag­gi che riguar­da­no tre que­stio­ni cru­cia­li: i per­ché del­la cri­si di fede nel nostro tem­po, il con­flit­to tra il Gesù dei Vangeli e il Gesù “sto­ri­co”, l’incomprensione del­la real­tà vera del sacra­men­to dell’Eucaristia, la mes­sa.

È inte­res­san­te nota­re che alla fine di que­sta inter­vi­sta, che è dell’autunno del 2003, un anno e mez­zo pri­ma del­la sua ele­zio­ne a papa, Ratzinger annun­cia che ha comin­cia­to a scri­ve­re un libro su Gesù, e che pre­ve­de di dover­ci lavo­ra­re “per tre o quat­to anni”.

Annuncio con­fer­ma­to dai fat­ti. Il pri­mo volu­me del­la sua tri­lo­gia su “Gesù di Nazaret” uscì in libre­ria nell’aprile del 2007, con la dop­pia fir­ma di Joseph Ratzinger e Benedetto XVI, e con que­ste righe fina­li del­la pre­fa­zio­ne:

“Ho potu­to comin­cia­re a lavo­rar­ci duran­te le vacan­ze esti­ve del 2003. Nell’agosto del 2004 ho poi dato for­ma defi­ni­ti­va ai capi­to­li dall’1 al 4 […] e mi sono ora deci­so a pub­bli­ca­re come pri­ma par­te del libro i pri­mi die­ci capi­to­li, che van­no dal bat­te­si­mo al Giordano fino alla con­fes­sio­ne di Pietro e alla Trasfigurazione”.

Ecco una pre­sen­ta­zio­ne di quel pri­mo volu­me, con la sin­te­si di cia­scun capi­to­lo e due estrat­ti sul­le ten­ta­zio­ni di Gesù nel deser­to e sull’origine del Vangelo di Giovanni:

> E appar­ve in mez­zo a loro: “Gesù di Nazaret” in libre­ria (16.4.2007)

Ed ecco la pre­fa­zio­ne di Ratzinger a quel­lo stes­so volu­me:

> La pros­si­ma bat­ta­glia pro e con­tro Gesù si com­bat­te­rà a col­pi di libri (15.1.2007)

Tornando al volu­me ora pub­bli­ca­to dell’Opera Omnia di Ratzinger, ecco dun­que un estrat­to dell’intervista da lui data a Guido Horst per “Die Tagespost”, nell’autunno del 2003.

*

“Il vero Gesù è ancor sempre il Gesù che ci offrono i Vangeli”

di Joseph Ratzinger

D. – Fa par­te spes­so del “bon ton”, fra i cat­to­li­ci coscien­ti del­la tra­di­zio­ne, par­la­re di una cri­si di fede nel­la Chiesa. Ma non è sta­to da sem­pre così?

R. – Per pri­ma cosa vor­rei dar­le ragio­ne. La fede del sin­go­lo cre­den­te ha sem­pre avu­to le sue dif­fi­col­tà e i suoi pro­ble­mi, i suoi limi­ti e la sua misu­ra. Su que­sto non pos­sia­mo giu­di­ca­re. Ma, nel­la situa­zio­ne spi­ri­tua­le di base, per così dire, è avve­nu­to qual­co­sa di diver­so. Fino all’Illuminismo, e anche oltre, era indub­bio che dal mon­do tra­spa­ris­se Dio, era in qual­che modo evi­den­te che die­tro a que­sto mon­do stia un’intelligenza supe­rio­re, che il mon­do, con tut­to ciò che con­tie­ne – il crea­to con la sua ric­chez­za, ragio­ne­vo­lez­za e bel­lez­za – rispec­chi uno Spirito crea­to­re. E c’era anche, al di là di tut­te le divi­sio­ni, la fon­da­men­ta­le evi­den­za che nel­la Bibbia Dio stes­so ci par­la, che in essa egli ci ha rive­la­to il suo vol­to, che Dio ci vie­ne incon­tro in Cristo. Mentre allo­ra vi era, dicia­mo, un pre­sup­po­sto col­let­ti­vo per ade­ri­re in qual­che modo alla fede – sem­pre con tut­ti i limi­ti e debo­lez­ze uma­ne – e occor­re­va real­men­te una con­sa­pe­vo­le ribel­lio­ne per oppor­si, dopo l’Illuminismo è tut­to cam­bia­to: oggi l’immagine del mon­do è esat­ta­men­te capo­vol­ta.

Tutto, così sem­bra, è spie­ga­to a livel­lo mate­ria­le; l’ipotesi di Dio, come dis­se già Laplace, non è più neces­sa­ria, tut­to vie­ne spie­ga­to tra­mi­te fat­to­ri mate­ria­li. L’evoluzione è diven­ta­ta, dicia­mo, la nuo­va divi­ni­tà. Non c’è alcun pas­sag­gio per il qua­le ci sia biso­gno di un Creatore. Anzi, intro­dur­lo sem­bra con­tra­sta­re la cer­tez­za scien­ti­fi­ca, e per­tan­to è qual­co­sa d’insostenibile. Parimenti ci è sta­ta strap­pa­ta di mano la Bibbia, in quan­to rite­nu­ta un pro­dot­to la cui ori­gi­ne può esse­re spie­ga­ta sto­ri­ca­men­te, che riflet­te situa­zio­ni sto­ri­che, e non ci dice affat­to ciò che si cre­de­va di poter trar­re da essa, che inve­ce dev’esser sta­to tutt’altra cosa.

In una tale situa­zio­ne gene­ra­le, dove la nuo­va auto­ri­tà – quel­la che vie­ne chia­ma­ta “scien­za” – inter­vie­ne e ci dice l’ultima paro­la, e dove poi per­si­no la divul­ga­zio­ne scien­ti­fi­ca si dichia­ra da se stes­sa “scien­za”, è mol­to più dif­fi­ci­le accor­ger­si di Dio e soprat­tut­to ade­ri­re al Dio bibli­co, al Dio in Gesù Cristo, accet­tar­lo e vede­re nel­la Chiesa la viva comu­ni­tà di fede. In que­sto sen­so direi, sul­la base dell’obiettiva situa­zio­ne di coscien­za, che c’è un altro pun­to di par­ten­za, per cui la fede esi­ge un impe­gno mol­to più gran­de e anche il corag­gio di resi­ste­re ad appa­ren­ti cer­tez­ze. Andare a Dio è diven­ta­to mol­to più dif­fi­ci­le.

D. – La moder­na ese­ge­si bibli­ca ha sicu­ra­men­te con­tri­bui­to mol­to a diso­rien­ta­re i fede­li. Molti com­men­ta­ri del­la Scrittura inter­pre­ta­no la fede del­le pri­me comu­ni­tà, ma non get­ta­no più lo sguar­do al Gesù sto­ri­co e alle sue azio­ni. È frut­to que­sto di una soli­da cono­scen­za scien­ti­fi­ca del­la Bibbia, oppu­re è con­ve­nien­te ritor­na­re al Gesù sto­ri­co?

R. – Bisogna far­lo in ogni caso. Il pro­ble­ma dell’esegesi storico-critica è natu­ral­men­te gigan­te­sco. Scuote la Chiesa, e non solo quel­la cat­to­li­ca, da più di cen­to anni. Anche per le Chiese pro­te­stan­ti è un gros­so pro­ble­ma. È mol­to signi­fi­ca­ti­vo che nel pro­te­stan­te­si­mo si sia­no for­ma­te le comu­ni­tà fon­da­men­ta­li­ste, che con­tra­sta­no tali ten­den­ze al dis­sol­vi­men­to e han­no volu­to recu­pe­ra­re inte­gral­men­te la fede attra­ver­so il rifiu­to del meto­do storico-critico. Il fat­to che oggi cre­sca­no le comu­ni­tà fon­da­men­ta­li­ste, che abbia­no suc­ces­so in tut­to il mon­do, men­tre le “main­stream Churches” ver­si­no in cri­si, ci mostra le dimen­sio­ni del pro­ble­ma. Sotto mol­ti aspet­ti noi cat­to­li­ci stia­mo meglio. Ai pro­te­stan­ti che si rifiu­ta­va­no di accet­ta­re la cor­ren­te ese­ge­ti­ca, in effet­ti, non resta­va altro che ripie­ga­re sul­la cano­niz­za­zio­ne del­la let­te­ra del­la Bibbia dichia­ran­do­la intoc­ca­bi­le. La Chiesa cat­to­li­ca ha, per così dire, uno spa­zio più ampio, nel sen­so che la stes­sa Chiesa viven­te è lo spa­zio di fede, che da una par­te pone dei limi­ti, ma che, dall’altra, per­met­te un’ampia pos­si­bi­li­tà di varia­zio­ni.

Una sem­pli­ce con­dan­na glo­ba­le dell’esegesi storico-critica sareb­be un erro­re. Da essa abbia­mo impa­ra­to un nume­ro incre­di­bi­le di cose. La Bibbia risul­ta mol­to più viva se si tie­ne con­to dell’esegesi con tut­ti i suoi risul­ta­ti: la for­ma­zio­ne del­la Bibbia, il suo pro­ce­de­re, la sua inter­na uni­tà nel­lo svi­lup­po, ecce­te­ra. Dunque: da una par­te la moder­na ese­ge­si ci ha dato mol­to, ma diven­ta distrut­ti­va se ci si sot­to­met­te sem­pli­ce­men­te a tut­te le sue ipo­te­si e si ele­va a uni­co cri­te­rio la sua pre­sun­ta scien­ti­fi­ci­tà.

Si è rive­la­to par­ti­co­lar­men­te deva­stan­te l’aver assun­to nel­la cate­che­si le ipo­te­si domi­nan­ti mal assi­mi­la­te, e che si sia­no con­si­de­ra­te come l’ultimo gri­do del­la “scien­za”. L’aver iden­ti­fi­ca­to ogni vol­ta con la “scien­za” l’esegesi del momen­to, pre­sen­tan­do­la con gran­de cla­mo­re, e l’aver guar­da­to a tale “scien­za” come alla sola auto­ri­tà vale­vo­le, men­tre alla Chiesa non veni­va attri­bui­ta più alcu­na auto­ri­tà, è sta­to il gran­de erro­re di que­sti ulti­mi quin­di­ci anni. Di con­se­guen­za la cate­che­si e l’annuncio sono anda­ti fram­men­tan­do­si: o si son por­ta­te avan­ti le tra­di­zio­ni, ma con scar­sa con­vin­zio­ne, cosic­ché chiun­que pote­va infi­ne vede­re che si nutri­va­no dei dub­bi in pro­po­si­to, oppu­re si sono subi­to spac­cia­ti appa­ren­ti risul­ta­ti come sicu­re voci del­la scien­za.

In real­tà, la sto­ria dell’esegesi è un cimi­te­ro di ipo­te­si, che ogni vol­ta rap­pre­sen­ta­no più lo spi­ri­to del tem­po che la vera voce del­la Bibbia. Chi vi costrui­sce sopra trop­po in fret­ta, trop­po avven­ta­ta­men­te, e pren­de que­sto per pura scien­za, fini­sce per far nau­fra­gio, cer­can­do maga­ri una qual­che tavo­la di sal­va­tag­gio, che però può anche anda­re pre­sto a fon­do. Dobbiamo giun­ge­re a un qua­dro più equi­li­bra­to.

C’è una ten­sio­ne che pro­prio oggi è di nuo­vo in atto: l’esegesi storico-critica è il soste­gno dell’interpretazione e ci per­met­te cono­scen­ze essen­zia­li e, come tale, va rispet­ta­ta, ma deve anche esse­re cri­ti­ca­ta. Infatti pro­prio dei gio­va­ni ese­ge­ti, oggi, mostra­no che nell’esegesi si nascon­de un’incredibile dose di filo­so­fia. Ciò che sem­bra rispec­chia­re solo fat­ti con­cre­ti e pas­sa per voce del­la scien­za è in real­tà espres­sio­ne di una deter­mi­na­ta idea del mon­do, secon­do la qua­le, ad esem­pio, non può esser­ci risur­re­zio­ne dal­la mor­te, oppu­re Gesù non può ave­re par­la­to in que­sto modo o in quell’altro, e così via. Oggigiorno, pro­prio fra i gio­va­ni ese­ge­ti c’è la ten­den­za a rela­ti­viz­za­re l’esegesi sto­ri­ca, la qua­le man­tie­ne il suo signi­fi­ca­to ma reca in sé dei pre­sup­po­sti filo­so­fi­ci che devo­no esse­re cri­ti­ca­ti.

Perciò que­sto modo di inter­pre­ta­re il sen­so del­la Bibbia dev’essere inte­gra­to attra­ver­so altre for­me, soprat­tut­to attra­ver­so la con­ti­nui­tà con la visio­ne dei gran­di cre­den­ti, che per tutt’altra stra­da sono giun­ti al vero, pro­fon­do nucleo del­la Bibbia, men­tre la scien­za appa­ren­te­men­te chia­ri­fi­ca­tri­ce, che ricer­ca solo fat­ti, è rima­sta mol­to in super­fi­cie e non si è spin­ta fino alla ragio­ne pro­fon­da che muo­ve e tie­ne uni­ta tut­ta la Bibbia. Noi dob­bia­mo di nuo­vo rico­no­sce­re che la fede dei cre­den­ti è un modo auten­ti­co di vede­re e di cono­sce­re, per per­ve­ni­re così a un con­te­sto più gran­de.

Due cose sono impor­tan­ti: rima­ne­re scet­ti­ci nei con­fron­ti di tut­to ciò che si pro­po­ne come “scien­za” e soprat­tut­to pre­sta­re fidu­cia alla fede del­la Chiesa, che rima­ne l’autentica costan­te e ci mostra il vero Gesù. Il vero Gesù è ancor sem­pre il Gesù che ci offro­no i Vangeli. Tutte le altre sono costru­zio­ni fram­men­ta­rie, in cui si rispec­chia più lo spi­ri­to del tem­po che non le ori­gi­ni. Anche da stu­di ese­ge­ti­ci è sta­to ana­liz­za­to quan­to spes­so le diver­se imma­gi­ni di Gesù non sono dati di scien­za, ma piut­to­sto spec­chio di ciò che un cer­to indi­vi­duo o un cer­to tem­po ha rite­nu­to come risul­ta­to scien­ti­fi­co.

D. – Un pare­re per­so­na­le: in un pros­si­mo futu­ro cat­to­li­ci e lute­ra­ni si tro­ve­ran­no insie­me all’altare?

R. – Umanamente par­lan­do, direi di no. Un pri­mo moti­vo è anzi­tut­to la divi­sio­ne inter­na del­le stes­se comu­ni­tà evan­ge­li­che. Pensiamo solo al lute­ra­ne­si­mo tede­sco, dove ci sono per­so­ne con una fede mol­to pro­fon­da e anche eccle­sial­men­te for­ma­ta, ma pure un’ala libe­ra­le che, in ulti­ma ana­li­si, con­si­de­ra la fede come una scel­ta indi­vi­dua­le e lascia sva­ni­re la Chiesa.

Ma, anche pre­scin­den­do da que­ste divi­sio­ni inter­ne in ambi­to evan­ge­li­co, ci sono anche dif­fe­ren­ze fon­da­men­ta­li fra le comu­ni­tà sor­te dal­la Riforma del XVI seco­lo e la Chiesa cat­to­li­ca. Se pen­so anche solo alla “bro­chu­re” uffi­cia­le sul­la “Cena” del­la Chiesa evan­ge­li­ca tede­sca, vi sono due cose che indi­ca­no vera­men­te una spac­ca­tu­ra mol­to pro­fon­da.

Da un lato vien det­to che fon­da­men­tal­men­te ogni cri­stia­no bat­tez­za­to può pre­sie­de­re l’Eucaristia. Oltre il Battesimo, per­tan­to, non ci sareb­be nessun’altra strut­tu­ra sacra­men­ta­le nel­la Chiesa. Ciò signi­fi­ca che, nell’ufficio epi­sco­pa­le e sacer­do­ta­le, non è rico­no­sciu­ta la suc­ces­sio­ne apo­sto­li­ca, che però già nel­la Bibbia risul­ta come for­ma costi­tu­ti­va del­la strut­tu­ra del­la Chiesa. La strut­tu­ra del Canone neo­te­sta­men­ta­rio – i “testi” del Nuovo Testamento – rien­tra in que­sto con­te­sto. Il Canone non si è cer­to for­ma­to da solo. Ha dovu­to esse­re rico­no­sciu­to. Per que­sto, però, era neces­sa­ria un’autorità legit­ti­ma­ta a deci­de­re. Quest’autorità non poté esse­re che quel­la apo­sto­li­ca, che era pre­sen­te nell’ufficio del­la suc­ces­sio­ne. Canone – Scrittura – suc­ces­sio­ne apo­sto­li­ca, come anche uffi­cio epi­sco­pa­le, sono inscin­di­bi­li.

Il secon­do pun­to, nel­la “bro­chu­re”, che mi ha mera­vi­glia­to è che ven­go­no indi­ca­te le par­ti essen­zia­li del­la cele­bra­zio­ne del­la Santa Cena. Ma non vi è trac­cia dell”Eucharistia”, la pre­ghie­ra di con­sa­cra­zio­ne che non fu inven­ta­ta dal­la Chiesa ma deri­va diret­ta­men­te dal­la pre­ghie­ra di Gesù – la gran­de pre­ghie­ra di bene­di­zio­ne del­la tra­di­zio­ne giu­dai­ca – e, insie­me all’offerta del pane e del vino, rap­pre­sen­ta l’offerta costi­tu­ti­va del Signore alla Chiesa. È gra­zie a essa che noi pre­ghia­mo nel­la pre­ghie­ra di Gesù, e attra­ver­so la sua pre­ghie­ra – che fu il vero e pro­prio atto sacri­fi­ca­le com­piu­to­si cor­po­ral­men­te sul­la cro­ce –, è pre­sen­te il sacri­fi­cio di Cristo e l’Eucaristia è più di una cena.

Per que­sto la visio­ne cat­to­li­ca del­la Chiesa, come anche l’Eucaristia e tut­to ciò che vien det­to nel­la “bro­chu­re” del­la Chiesa evan­ge­li­ca tede­sca sono chia­ra­men­te mol­to distan­ti. Dietro, poi, c’è il pro­ble­ma cen­tra­le del “sola Scriptura”. Jüngel, pro­fes­so­re a Tubinga, lo rias­su­me nel­la for­mu­la: il Canone stes­so è la suc­ces­sio­ne apo­sto­li­ca. Ma da dove lo cono­scia­mo? Chi lo spie­ga? Ognuno per con­to suo? Oppure degli esper­ti? In que­sto caso la nostra fede pog­ge­reb­be solo su ipo­te­si che non sosten­go­no né in vita né in mor­te. Se la Chiesa non ha alcu­na voce in capi­to­lo, se essa non può dire nul­la con auto­ri­tà sul­le que­stio­ni ulti­me del­la fede, allo­ra non esi­ste, appun­to, nes­su­na fede comu­ni­ta­ria. Si potreb­be can­cel­la­re, allo­ra, la paro­la “Chiesa”, per­ché una Chiesa che non ci garan­ti­sce una fede comu­ne non è Chiesa.

Pertanto, la fon­da­men­ta­le que­stio­ne rela­ti­va a Chiesa e Scrittura è in ulti­ma ana­li­si una que­stio­ne anco­ra pre­sen­te e che non ha rice­vu­to rispo­sta. Tutto ciò non esclu­de, peral­tro, che i veri cre­den­ti si pos­sa­no incon­tra­re in una pro­fon­da pros­si­mi­tà spi­ri­tua­le, come io stes­so pos­so con­ti­nua­men­te spe­ri­men­ta­re con gra­ti­tu­di­ne.

D. – Lei è anche deca­no del Collegio car­di­na­li­zio. Ha tut­ta­via spe­ran­za di poter­si dedi­ca­re anche al suo lavo­ro per­so­na­le? Se ne aves­se tem­po, qua­le que­stio­ne teo­lo­gi­ca vor­reb­be affron­ta­re come la più urgen­te, qua­le potreb­be esse­re il tito­lo del­la pub­bli­ca­zio­ne cor­ri­spon­den­te?

R. – Anzitutto, devo impa­ra­re sem­pre di più ad affi­dar­mi a Nostro Signore, sia che abbia tem­po sia che non l’abbia, per­ché con gli anni non si tor­na indie­tro. Ma in qual­che modo, nel­le ore libe­re che ci sono, ben­ché rara­men­te, ten­to di por­ta­re avan­ti qual­co­sa, a poco a poco. Nel mese di ago­sto ho comin­cia­to a scri­ve­re un libro su Gesù. Ne avrò sicu­ra­men­te per tre o quat­tro anni, da come sem­bra­no anda­re le cose. Vorrei dimo­stra­re come, dal­la Bibbia, ci ven­ga incon­tro una figu­ra viva e in sé armo­nio­sa e come il Gesù del­la Bibbia sia anche un Gesù asso­lu­ta­men­te pre­sen­te.

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Sandro Magister è sta­to fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
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