Non ci sono solo le coppie dello stesso sesso. C’è la famiglia di cui la Chiesa si è dimenticata

In Italia, la nazione con 59 milioni di abitanti di cui papa Francesco è il primo pastore, si registrano in un anno poco più di 2 mila unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Si può quindi supporre che, tra queste, siano pochissime le coppie omosessuali che bussano alle porte della Chiesa per avere la benedizione, visto il crescente estraniarsi dalla Chiesa stessa di gran parte della popolazione, in Italia come in tanti altri paesi.

Eppure la benedizione delle coppie dello stesso sesso è diventata per la Chiesa di Francesco il problema capitale, quello su cui il papa ha ultimamente più impegnato la sua autorità, anche a costo di provocare l’opposizione di cardinali, di vescovi, di teologi, di fedeli e di intere Chiese nazionali, tra cui quelle di tutta l’Africa nera.

Quando invece le statistiche dovrebbero indurre la Chiesa a una preoccupazione e a un impegno del tutto opposti. Non concentrati, come è ora, sulle unioni variamente difformi, “in primis” tra persone dello stesso sesso, ma sulle comuni, ordinarie coppie eterosessuali, sulle famiglie nel senso classico della parola.

Perché intanto, nel silenzio e nell’apparente disinteresse della massima autorità della Chiesa, tali famiglie vanno numericamente assottigliandosi ogni anno di più.

In Italia, fino ai primi anni Settanta del secolo scorso, i matrimoni erano più di 400 mila all’anno, quasi tutti celebrati in chiesa.

Mentre nel 2023, e con molti più abitanti di allora, i matrimoni religiosi hanno superato a stento i 70 mila. Con un crollo verticale, del 14 per cento in un solo anno, anche rispetto al 2022.

Ciò vuol dire che in Italia si celebra oggi in chiesa un solo matrimonio, o poco più, ogni mille abitanti. In Lombardia, la regione più popolosa e industriosa, con capitale Milano, addirittura ancor meno: 0,7 matrimoni religiosi ogni mille abitanti. In altre parole, in una cittadina lombarda con 10 mila residenti, appena sette matrimoni in chiesa in un anno, uno ogni due mesi. Un niente.

Ha commentato il demografo e statistico Roberto Volpi, non cattolico, sul quotidiano “Il Foglio”: “Non si fa che parlare, da decenni ormai, della rarefazione dei bambini. Ma si manca di parlare della rarefazione delle coppie che a quei bambini dovrebbero provvedere. A quando una riflessione non su questa o su quella diramazione, eccezione, particolarità, segmento e tipologia delle coppie, ma sulla coppia eterosessuale pura e semplice? Una coppia della quale neppure la Chiesa sembra occuparsi più”.

Il CENSIS, l’autorevole centro di ricerca che ogni anno pubblica un rapporto sulla situazione sociale dell’Italia, ha registrato nel 2023 un’ampia maggioranza di consensi alla “rivendicazione dei nuovi diritti” e in particolare al matrimonio tra persone dello stesso sesso, con un 65,6 per cento di favorevoli, che tra i giovani arrivano al 79,2 per cento.

Nell’esporre e nel commentare questi dati, ha scritto sempre su “Il Foglio” un esperto della materia, Domenico Delle Foglie, già vicedirettore del quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire” e coordinatore generale del Family Day del 2007, l’ultima imponente e influente iniziativa pro-famiglia che si sia tenuta in Italia:

“Il Rapporto del CENSIS ovviamente non risponde alla domanda su quale sia il progetto di umanità, di antropologia, sostenuto da questi nuovi diritti. Ma forse qualcuno si sarebbe aspettata una ferma presa di posizione del mondo cattolico, non partendo da considerazioni di ordine moralistico, ma da una diversa consapevolezza dell’umanesimo cristiano. La realtà ci dice che non ce n’è alcuna traccia e che anzi – vedi la riflessione in atto nel Sinodo della Chiesa cattolica – sembra prevalere una sorta di gigantesco e indulgente ‘chi sono io per giudicare?’. Così che la rinuncia all’esercizio del giudizio (da non confondere con la smania di condanna) sembra prevalere su ogni oggettiva valutazione del rischio umano, prima che sociale e culturale, insito nella fabbrica dei nuovi diritti. Assistiamo impotenti a una sorta di frenesia ecclesiale di assimilazione che indurrebbe ad accettare (e perciò a fare propria) qualunque scelta del mondo”.

Volpi e Delle Foglie non sono i soli a suonare l’allarme. Si può citare, tra altri, Fiorenzo Facchini, sacerdote, ordinario emerito di antropologia all’Università di Bologna, che su “Vita e Pensiero”, la rivista dell’Università Cattolica di Milano, ha richiamato l’attenzione proprio su “lo svuotamento della famiglia nella trasmissione della vita, favorita dalle nuove tecniche bioriproduttive” nelle quali “entra in gioco non solo la tecnica, ma l’idea di umanità che le ispira”.

Scrive Facchini:

“La visione cristiana riferisce la sessualità a un progetto del Creatore sull’uomo e sulla donna destinati a formare la famiglia. Le peculiarità della famiglia si fondano sulla differenza naturale fra i sessi e sulla loro complementarità. È quello che emerge sul piano razionale.

“Nell’ideologia del ‘gender’, invece, la sessualità è elettiva, si parla di fluidità del sesso, e l’idea di famiglia dovrebbe applicarsi a qualunque tipo di unione affettiva. Ma la sessualità è una componente importante della persona, fin dalla nascita, non è qualcosa di aleatorio o opinabile. La coerenza con il dato biologico va favorita nella costruzione della persona. Allontanarsi da ciò per un’affermazione di libertà è ideologico, ingannevole, e non può fare il bene della persona e della società.

“Recentemente è stata avanzata anche l’idea della ‘queer family’, che delinea un modo di stare insieme a prescindere dall’orientamento sessuale. Sarebbe questo un modo nuovo di contribuire al bene della società? C’è da chiedersi quale futuro potrebbe esserci per la società se si diffondessero e dovessero prevalere simili concezioni. Sarebbe la dissoluzione della famiglia in una società sempre meno umana e alla deriva”.

Richiami forti, quelli ora citati, ma che risuonano come voci nel deserto. “Su tutto ciò si coglie un grande smarrimento”, scrive Facchini. Anche nella Chiesa.

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Nella foto in alto, scattata il 20 dicembre 2023 due giorni dopo la pubblicazione della dichiarazione “Fiducia supplicans”, il gesuita statunitense James Martin, molto vicino a papa Francesco, compie un gesto da lui così descritto via social:

“Cari amici, sono stato onorato nel benedire in pubblico i miei amici James e Damian questa mattina nella nostra residenza dei gesuiti, secondo le nuove linee guida promulgate dal Vaticano per le coppie dello stesso sesso. Ma prima di questo loro hanno benedetto me con la loro amicizia e supporto”.

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Sandro Magister è firma storica del settimanale L’Espresso.
Questo è l’attuale indirizzo del suo blog Settimo Cielo, con gli ultimi articoli in lingua italiana: settimocielo.be
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