Innocente ma subito trattato come colpevole. La lettera di protesta del cardinale Becciu

(s.m.) La for­tis­si­ma let­te­ra di pro­te­sta del car­di­na­le Giovanni Angelo Becciu i media vati­ca­ni l’hanno infi­ne pub­bli­ca­ta, nel pri­mo pome­rig­gio di lune­dì 11 novem­bre, una vol­ta avu­to il via libe­ra da papa Francesco, suo prin­ci­pa­le ber­sa­glio. Ma han­no fat­to il pos­si­bi­le per­ché pas­sas­se inos­ser­va­ta.

“Vatican News” l’ha lan­cia­ta per un gior­no e mez­zo sul­la sua home page – e sol­tan­to su quel­la in lin­gua ita­lia­na – in coda a una ven­ti­na di altre noti­zie, con le sole paro­le incom­pren­si­bi­li “Il dirit­to alla dife­sa” e con una foto del muro ester­no degli uffi­ci giu­di­zia­ri vati­ca­ni. Mentre “L’Osservatore Romano” ha fat­to qual­co­sa di più, con un pic­co­lo lan­cio in pri­ma pagi­na che alme­no for­ni­va il nome dell’autore del testo.

Ma “L’Osservatore Romano” qua­si nes­su­no lo leg­ge più, nem­me­no tra i pro­fes­sio­ni­sti dell’informazione. Sta di fat­to che nes­su­na del­le gran­di agen­zie inter­na­zio­na­li ha dato noti­zia del­la let­te­ra di Becciu, né i gior­na­li che van­no per la mag­gio­re. L’unica a far­lo, bre­vis­si­ma­men­te e con 20 ore di ritar­do, è sta­ta SIR, la pic­co­la agen­zia del­la con­fe­ren­za epi­sco­pa­le ita­lia­na.

La let­te­ra è ripro­dot­ta qui di segui­to inte­gral­men­te, tra­dot­ta anche in fran­ce­se e in ingle­se nel­le rispet­ti­ve pagi­ne web. E segna la pri­ma usci­ta allo sco­per­to di Becciu – con­dan­na­to nel giu­di­zio di pri­mo gra­do a 5 anni e 6 mesi di reclu­sio­ne – dopo il depo­si­to del­le 700 pagi­ne del­le moti­va­zio­ni del­la sen­ten­za, la cui pub­bli­ca­zio­ne è sta­ta annun­cia­ta per dicem­bre ma è sta­ta anti­ci­pa­ta dai media vati­ca­ni il 30 otto­bre con un ampio reso­con­to e con un edi­to­ria­le di com­men­to a fir­ma di Andrea Tornielli, diret­to­re edi­to­ria­le del dica­ste­ro per la comu­ni­ca­zio­ne.

Diamo quin­di la paro­la al car­di­na­le, tut­to­ra inno­cen­te a ter­mi­ni di leg­ge, eppu­re, come egli scri­ve, “con­si­de­ra­to col­pe­vo­le sin dal­la pri­ma con­ver­sa­zio­ne con il papa sull’argomento”.

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IL DIRITTO ALLA DIFESA

(Da “L’Osservatore Romano dell’11 novem­bre 2024, pag. 10)

Riceviamo e pub­bli­chia­mo.

Durante que­sto pro­ces­so, fino alla sen­ten­za, ho apprez­za­to l’equilibrio e la pre­ci­sio­ne di “Vatican News” nell’informare sul pro­ce­di­men­to che, mio mal­gra­do, mi ha riguar­da­to. Le udien­ze sono sta­te ripor­ta­te in det­ta­glio con uno sfor­zo infor­ma­ti­vo di cui non pos­so che con­gra­tu­lar­mi.

Proprio per que­sto sono rima­sto sor­pre­so quan­do ho let­to l’articolo di Andrea Tornielli, diret­to­re edi­to­ria­le del Dicastero per la Comunicazione, inti­to­la­to “Processo giu­sto e tra­spa­ren­za” ripor­ta­to anche da “L’Osservatore Romano”. Comprendo cer­to la neces­si­tà per i media vati­ca­ni di descri­ve­re il pro­ces­so, che ha riguar­da­to anche me tra gli impu­ta­ti, come “un pro­ces­so giu­sto” e non voglio con­te­sta­re que­sta let­tu­ra, ben­ché pos­sa aver­ne moti­vo.

La sen­ten­za pro­va a rispon­de­re alle mol­te ecce­zio­ni pre­sen­ta­te dai miei e dagli altri difen­so­ri; eppu­re baste­reb­be leg­ger­le sen­za pre­giu­di­zio per ren­der­si con­to che in alcu­ni casi il dirit­to di dife­sa, sep­pur for­mal­men­te garan­ti­to, è sta­to mes­so a dura pro­va e svuo­ta­to nel­la sostan­za.

Si può pen­sa­re che le mie argo­men­ta­zio­ni potreb­be­ro esse­re con­si­de­ra­te per­so­na­li e det­ta­te dall’emozione, per­ce­pi­te nell’opinione pub­bli­ca come quel­le di un car­di­na­le, che un tem­po ave­va un gran­de pote­re, per la pri­ma vol­ta man­da­to a pro­ces­so – del qua­le si è tenu­to il pri­mo gra­do – per deci­sio­ne del Santo Padre, e che per que­sti moti­vi sareb­be ama­reg­gia­to e risen­ti­to per il fat­to che le sue azio­ni sia­no scru­ti­na­te.

Non devo ricor­da­re l’importanza del ruo­lo del sosti­tu­to. È il tra­mi­te tra il Papa e la Segreteria di Stato. Ha per que­sto auto­no­mia di gestio­ne. Il suo inca­ri­co si basa sul­la fidu­cia e su una fre­quen­ta­zio­ne costan­te con l’autorità supe­rio­re, tan­te vol­te invo­ca­ta in que­sto pro­ces­so. È il sosti­tu­to che deve far fun­zio­na­re la mac­chi­na. È al sosti­tu­to che fan­no rife­ri­men­to tut­ti in Vaticano, dal­la Gendarmeria fino allo stes­so Tribunale.

Mi ren­do con­to che in alcu­ni casi le azio­ni del sosti­tu­to pos­so­no esse­re incom­pre­se, e so di non esse­re sta­to esen­te da erro­ri, come cre­do sia capi­ta­to e capi­ti a tut­ti colo­ro che, per anni, gesti­sco­no un ruo­lo dal­le com­pe­ten­ze tan­to vaste, deli­ca­te ed ete­ro­ge­nee. Ma di un fat­to sono cer­to: ho sem­pre agi­to secon­do le mie pre­ro­ga­ti­ve, sen­za mai anda­re oltre i miei pote­ri e sem­pre con tota­le fedel­tà alla Santa Sede. L’ho spie­ga­to più vol­te duran­te il pro­ces­so.

Tornielli sot­to­li­nea che il Tribunale “ha dato amplis­si­ma facol­tà di inter­ven­to alle ben strut­tu­ra­te dife­se degli impu­ta­ti, ha esa­mi­na­to fat­ti e docu­men­ti sen­za tra­la­scia­re nul­la”. Dopo aver let­to le oltre otto­cen­to pagi­ne del­la sen­ten­za potrei obiet­ta­re sull’espressione “sen­za tra­la­scia­re nul­la” ma, come accen­na­to, pre­fe­ri­sco sopras­se­de­re. Verrà il momen­to di par­la­re del­le pro­ve a mio favo­re, total­men­te tra­scu­ra­te dal­la sen­ten­za, così come dei mol­ti altri erro­ri che emer­go­no dal­la let­tu­ra del­le moti­va­zio­ni.

Su un aspet­to tut­ta­via sen­to il dove­re di espri­mer­mi: sull’accusa cioè che avrei truf­fa­to il Papa in quan­to, con il pre­te­sto del­la libe­ra­zio­ne di una reli­gio­sa seque­stra­ta in Mali, mi sarei fat­to dare dal Santo Padre l’autorizzazione a uti­liz­za­re sei­cen­to­mi­la euro, quan­do in real­tà era­no desti­na­ti alla signo­ra Cecilia Marogna con la qua­le avrei avu­to, anche dopo aver cono­sciu­to le accu­se, “rap­por­ti del tut­to ami­che­vo­li, se non di vera e pro­pria fami­lia­ri­tà”.

Resto dav­ve­ro alli­bi­to e respin­go con for­za que­sta illa­zio­ne! Se aves­si truf­fa­to il Papa non sarei cer­to qui a urla­re al mon­do la mia inno­cen­za! Queste affer­ma­zio­ni sono inac­cet­ta­bi­li e soprat­tut­to non sup­por­ta­te da alcu­na pro­va!

Io ho sem­pre ser­vi­to leal­men­te il Santo Padre e quel­la sof­fer­ta ini­zia­ti­va è sta­ta da me con­dot­ta solo ed esclu­si­va­men­te per por­ta­re avan­ti l’operazione uma­ni­ta­ria con­cor­da­ta con il Papa, sen­za altra diver­sa fina­li­tà.

Vengo alla secon­da par­te dell’articolo, dove si trat­ta “dell’uso di sol­di e del­la neces­si­tà di ren­de­re con­to”, dan­do per scon­ta­to che pri­ma non si doves­se ren­de­re con­to a nes­su­no degli inve­sti­men­ti e oggi inve­ce sì. Ma que­sta let­tu­ra non rispec­chia la real­tà. Prima c’era un siste­ma che pre­ve­de­va con­trol­li di un cer­to tipo, ora c’è un siste­ma che ne pre­ve­de altri, dif­fe­ren­ti, for­se più buro­cra­tiz­za­ti, non neces­sa­ria­men­te miglio­ri. Prima c’era una auto­no­mia di gestio­ne affi­da­ta alla Segreteria di Stato, ades­so la Segreteria di Stato non ha più il pote­re di gesti­re dena­ro, ma que­sto non signi­fi­ca che non ci sia più un cen­tro con auto­no­mie deci­sio­na­li. Semplicemente, si è spo­sta­to altro­ve.

Tornielli scri­ve addi­rit­tu­ra di “tri­ste sto­ria dell’azzardato inve­sti­men­to nel fon­do di Mincione di ben 200 milio­ni, cifra enor­me per un’operazione che non ave­va pre­ce­den­ti”. La cifra, ne con­ven­go, era enor­me. Ma essa fu uti­liz­za­ta con l’approvazione del Superiore dell’epoca e cal­deg­gia­ta dall’Ufficio pre­po­sto agli inve­sti­men­ti: pri­mo fra tut­ti, dal capo dell’Ufficio Amministrativo, la cui posi­zio­ne, come la stes­sa sen­ten­za ricor­da, è sta­ta archi­via­ta.

Che poi non vi fos­se­ro pre­ce­den­ti di inve­sti­men­ti simi­li, su gran­di pro­prie­tà immo­bi­lia­ri da riven­de­re, vie­ne affer­ma­to sen­za alcun sup­por­to docu­men­ta­le. Anche in que­sto caso, baste­reb­be leg­ge­re i docu­men­ti pub­bli­ci – per esem­pio i bilan­ci dell’Amministrazione del Patrimonio del­la Sede Apostolica – per ren­der­si con­to che inve­sti­men­ti simi­li sono esi­sti­ti sin da quan­do la Santa Sede si è dota­ta di un asset­to finan­zia­rio come quel­lo odier­no a segui­to dei Patti Lateranensi. Tornielli arri­va a soste­ne­re che sia “dele­te­rio, per una real­tà come la Chiesa, assu­me­re cate­go­rie e com­por­ta­men­ti mutuan­do­li dal­la finan­za spe­cu­la­ti­va” per­ché “sono atteg­gia­men­ti che met­to­no tra paren­te­si la natu­ra del­la Chiesa e la sua pecu­lia­ri­tà”.

Sono costret­to, con ram­ma­ri­co, a non com­men­ta­re il tono vaga­men­te mora­li­sta da par­te di Tornielli, che deplo­ra il fat­to di non esser­si com­por­ta­ti da “buo­ni padri di fami­glia” e arri­va a scri­ve­re che “diver­si­fi­ca­re gli inve­sti­men­ti, con­si­de­ra­re il rischio, sta­re alla lar­ga dai favo­ri­ti­smi e soprat­tut­to evi­ta­re di tra­sfor­ma­re i sol­di che si maneg­gia­no in uno stru­men­to di pote­re per­so­na­le sono inse­gna­men­ti da trar­re dal­la vicen­da di Sloane Avenue”. Non com­men­to per­ché voglio pen­sa­re che Tornielli scri­va solo in manie­ra gene­ri­ca, non rife­ren­do­si al sot­to­scrit­to o a impu­ta­ti par­ti­co­la­ri. E, soprat­tut­to, vor­rei spe­ra­re che l’esito di un pro­ces­so pena­le non dipen­da dagli atteg­gia­men­ti o dal­le diver­se sen­si­bi­li­tà sugli obiet­ti­vi di fare del bene.

Qui si fan­no pro­ces­si alle inten­zio­ni. Siamo di fron­te a un pro­ces­so pena­le, non di fron­te a un pro­ces­so fina­liz­za­to a impar­ti­re inse­gna­men­ti. Ora è del tut­to evi­den­te che un arti­co­lo come quel­lo di Tornielli con­si­de­ra me e tut­ti gli impu­ta­ti già con­dan­na­ti in via defi­ni­ti­va. Non si scri­ve mai che il pro­ces­so è in pri­mo gra­do, che tut­ti gli impu­ta­ti han­no dirit­to all’appello e che dun­que sia­mo tut­ti, non solo io, pre­sun­ti inno­cen­ti.

Un pre­sun­to inno­cen­te – mi sia per­mes­so di scri­ve­re per quan­to mi riguar­da – con­dan­na­to per pecu­la­to anche se non ha rice­vu­to alcun van­tag­gio finan­zia­rio: né per sé né per i suoi fami­lia­ri, come ha accla­ra­to la stes­sa sen­ten­za. La qua­le sot­to­li­nea che la mia dife­sa, anche fuo­ri dall’aula, ha sem­pre riven­di­ca­to l’accertata assen­za del ben­ché mini­mo van­tag­gio eco­no­mi­co per­so­na­le.

Un pre­sun­to inno­cen­te – aggiun­go – che è sta­to coin­vol­to nel­lo sfor­zo di aiu­ta­re la Santa Sede a usci­re dal­le sac­che di un defi­cit che sem­bra non ave­re fine, e sono cer­to che non è sta­to solo a cau­sa dell’investimento di Sloane Avenue, il qua­le era poten­zial­men­te un otti­mo inve­sti­men­to.

Un pre­sun­to inno­cen­te – infi­ne – che ha per­so tut­to non in nome dei fat­ti, ma di una per­ce­zio­ne ideo­lo­gi­ca dei fat­ti. Vorrei che vi fos­se l’onestà intel­let­tua­le di rico­no­sce­re che que­sta pre­sun­zio­ne non vi è mai sta­ta. Sin dal­la pri­ma con­ver­sa­zio­ne con il Papa sull’argomento sono sta­to con­si­de­ra­to col­pe­vo­le e addi­ta­to sui gior­na­li come cor­rot­to e per­si­no insul­ta­to. Sembra che la volon­tà poli­ti­ca sia solo di chiu­de­re la nar­ra­zio­ne sul pro­ces­so cer­can­do di non dan­neg­gia­re la Santa Sede o il Papa. Peccato però che su que­sto alta­re deb­ba esse­re sacri­fi­ca­ta la veri­tà. Ma la veri­tà, secon­do un det­to attri­bui­to a sant’Agostino, è come un leo­ne e si difen­de­rà da sola.

di Giovanni Angelo Becciu

Cardinale dia­co­no di San Lino
Prefetto eme­ri­to del­la Congregazione del­le Cause dei Santi

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Sandro Magister è sta­to fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
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