Gli ebrei sono come i nazisti. Sette universitari di sinistra su dieci la pensano così, in Italia

Dal 7 ottobre 2023 Israele non è più la nazione entro i cui confini gli ebrei sono al riparo da pogrom. I 1200 civili inermi aggrediti casa per casa e sterminati quel giorno da Hamas nei kibbutz e nel Negev, i 6 mila feriti, i 253 rapiti, le decine di donne violentate, mutilate, uccise, i neonati accoltellati hanno un solo precedente, lo sterminio della Shoah, del quale in tutto il mondo ricorre sabato 27 gennaio la giornata della memoria.

Eppure, subito dopo il 7 ottobre, a Londra, a Berlino, a Madrid sfilarono imponenti cortei non in difesa di Israele e degli ebrei ma contro. Per non dire del dilagare di posizioni antisemite nelle università americane.

Al confronto, l’Italia è da anni uno dei paesi d’Europa in cui l’avversione agli ebrei è meno pronunciata, sicuramente meno che in Francia o in Germania.

Ma anche qui, nella nazione che ospita il successore del primo degli apostoli, Pietro, il 2023 ha segnato una svolta, che si è accentuata a partire del 7 ottobre (nella foto, corteo pro Hamas a Roma, davanti alla cattedrale di San Giovanni in Laterano)..

L’Osservatorio dell’antisemitismo che registra ogni anno in Italia le aggressioni fisiche o verbali agli ebrei, i graffiti e gli insulti web, i discorsi pubblici di odio, ha contato nel 2023 460 atti ostili, contro i 241 dell’anno precedente. Con una crescita triplicata a partire dal 7 ottobre: 221 casi contro i 67 dello stesso periodo del 2022.

L’Unione dei giovani ebrei d’Italia ha riscontrato che dal 7 ottobre due terzi dei suoi giovani temono discriminazioni nel lavoro e nello studio per il semplice fatto di essere ebrei. Nelle università uno studente su tre non indossa più la kippah e tiene nascosta la stella di Davide, e tre studenti su quattro celano la propria identità ed evitano di parlare in ebraico.

Ma i dati più rivelatori sulla crescita dell’antiebraismo tra gli studenti universitari italiani sono quelli emersi da una ricerca eseguita prima e dopo il 7 ottobre tra oltre 2500 studenti iscritti ai primi due anni delle università di Bologna, Padova e Milano Bicocca, da parte dell’autorevole Istituto Carlo Cattaneo di Bologna, ad opera di cinque studiosi coordinati da Asher D. Colombo, presidente dell’Istituto.

> Studenti universitari, ebrei e Israele prima e dopo il 7 ottobre 2023

Agli studenti intervistati si è chiesto se ritenevano “vere” o “false” tredici accuse tradizionalmente mosse contro gli ebrei, accuse a loro volta raggruppate in tre categorie, così descritte nel rapporto:

“La prima include alcune affermazioni tipiche dell’antisemitismo ‘classico’, che vede gli ebrei a capo di una cospirazione mondiale attuata grazie al controllo della finanza, o dei mezzi di comunicazione di massa, o altro. È un’accusa il cui modello è facilmente rinvenibile nei ‘Protocolli degli Anziani di Sion’, pubblicati in Russia nel 1903.

“La seconda include l’accusa di doppia lealtà, per cui gli ebrei costituiscono un corpo estraneo delle società in cui vivono. È un’accusa il cui modello può essere rinvenuto nelle note vicende legate all’’affaire Dreyfus’.

“La terza si muove all’interno di una cornice in cui l’unicità della Shoah è negata o fortemente ridimensionata. Questo ridimensionamento consente di indirizzare agli ebrei l’accusa di usare quell’esperienza per scopi giustificazionisti, di essersi trasformati da vittime ad aggressori, e allo Stato di Israele di agire come quello nazista. Il modello di questo terzo insieme di accuse rientra nella categoria del ‘nuovo antisemitismo’, che emerge dopo la fine della seconda guerra mondiale”.

Inoltre, sono state sottoposte alla valutazione degli studenti un paio di affermazioni positive sugli ebrei, come popolo che ha fortemente contribuito alla scienza e alla cultura.

A tutte queste domande, il rapporto fornisce le risposte sia in generale, sia differenziate secondo l’orientamento politico di ogni intervistato, sia differenziate per la data del rilevamento: prima del 7 ottobre, negli otto giorni successivi e poi nelle ultime due settimane dello stesso mese.

In generale, le risposte variano molto da domanda a domanda.

Nel primo blocco si va dal 7 per cento di coloro che pensano che “gli ebrei hanno sempre vissuto sulle spalle degli altri” al 16,9 per cento di quelli secondo cui “gli ebrei muovono la finanza a loro vantaggio”.

Nel secondo blocco si passa dal 7,2 per cento di chi ritiene che “non ci si può fidare mai del tutto degli ebrei” al 29,8 per cento di chi pensa che “gli ebrei sono più leali verso lo Stato d’Israele che verso il loro paese”, al 32,6 per cento secondo cui “gli ebrei preferiscono frequentare i membri del loro gruppo escludendo gli altri”.

Ma è nel terzo blocco che si riscontrano le quote più alte di adesione alle accuse. Per il 19,3 per cento “gli ebrei parlano troppo delle loro tragedie e trascurano quelle degli altri”. Per il 29,6 per cento “gli ebrei si sono trasformati da un popolo di vittime a un popolo di aggressori”. Per il 30,6 per cento “gli ebrei approfittano dello sterminio nazista per giustificare la politica dello Stato d’Israele”. E per il 46,3 per cento, quasi la metà degli intervistati, “il governo israeliano si comporta con i palestinesi come i nazisti si comportarono con gli ebrei”.

Già fa impressione l’ampia condivisione tra i giovani universitari di queste ultime accuse, ma ancor più rivelatrici sono le risposte differenziate per autocollocazione politica, su un arco di dieci caselle da destra a sinistra.

Ai primi due blocchi di accuse attribuite agli ebrei, quelle della “cospirazione” e quelle della “doppia lealtà”, le adesioni maggiori avvengono tra chi si colloca nel polo di destra dell’arco politico. Ad esempio, il 35 per cento degli studenti di destra pensa che “gli ebrei muovono la finanza mondiale a loro vantaggio”, contro il 9,6 per cento degli studenti di sinistra. Mentre l’accusa che “gli ebrei sono più leali verso lo Stato d’Israele che verso il loro paese” è condivisa dal 48,2 per cento degli studenti di destra, contro il 22,2 per cento degli studenti di sinistra.

Le posizioni si capovolgono, invece, nelle risposte al terzo blocco. Qui è tra gli studenti di sinistra che l’accusa al governo israeliano di “comportarsi con i palestinesi come i nazisti si comportarono con gli ebrei” raggiunge addirittura il 59.7 per cento di adesioni, contro il 47,4 degli studenti di destra, quota anch’essa alta ma comunque sotto di 12 punti.

Se poi si osservano le variazioni intercorse nelle risposte date dagli studenti prima del 7 ottobre, subito dopo l’eccidio compiuto da Hamas e ancora nelle due settimane successive, così si legge nel rapporto:

“È l’affermazione che paragona il comportamento di Israele a quello della Germania nazista a mostrarsi maggiormente sensibile agli eventi e alla loro sequenza. La quota di chi concorda con questa similitudine cresce nei giorni immediatamente successivi alla strage terroristica, molto prima della risposta del governo israeliano. È una reazione a quell’evento, non agli eventi successivi. Questa quota passa, infatti, dal 42 per cento che si registra prima del 7 ottobre, al 46,2 dopo quella data, e continua a crescere nei giorni successivi fino a raggiungere la metà degli intervistati nel periodo 17-31 ottobre”.

Nel commentare questi dati, i ricercatori dell’Istituto Cattaneo riconoscono che “suscita inquietudine il fatto che la quota di coloro che equiparano Israele e la Germania nazista cresca già nei giorni immediatamente successivi al 7 ottobre, ovvero dopo il massacro compiuto da Hamas, anziché soltanto dopo, quando si cominciano a vedere gli effetti della decisione del governo israeliano di rispondere militarmente all’attacco terroristico”.

E tra gli studenti che si collocano a sinistra questa crescita ininterrotta è ancor più pronunciata:

“Qui la quota di chi considera vera l’accusa agli ebrei di comportarsi come nazisti si impenna già dopo il 7 ottobre e supera il 60 per cento di coloro che si definiscono di sinistra. La crescita non si arresta e, nel periodo successivo al 17 ottobre, a equiparare Israele alla Germania nazista è poco meno del 70 per cento degli studenti di sinistra. La posizione di questo gruppo si è decisamente distanziata da quella della media degli studenti, e il momento in cui tale divaricazione inizia è collocabile non dopo la risposta israeliana alla strage, ma dopo la strage stessa, nei giorni immediatamente successivi”.

Ha detto il coordinatore della ricerca, il professor Asher D. Colombo, in un’intervista al mensile “Shalom” della comunità ebraica di Roma:

“C’è uno schema che questi ragazzi hanno fatto proprio: il mondo si divide fra oppressi e oppressori e Israele è fra gli oppressori. Se qualcosa che viene visto come ‘lotta contro gli oppressori’ sembra aver successo e riesce a colpirli, come ha fatto Hamas, allora la solidarietà con i ‘ribelli’ cresce”.

Curiosamente, nel sondaggio hanno mantenuto quote di adesione abbastanza alte e diffuse, prima e dopo il 7 ottobre, anche le affermazioni sul contributo positivo degli ebrei alla scienza, attorno all’80 per cento, e alla cultura occidentale, attorno al 60 per cento.

La ricerca intrapresa dall’Istituto Cattaneo non è conclusa e si attendono con interesse i prossimi rapporti.

Ha scritto in proposito il professor Paolo Segatti, docente di sociologia all’Università di Milano, nel commentare su “Il Regno” questi primi dati:

“I ricercatori non hanno finora preso in considerazione una quarta fonte classica dell’antisemitismo – che sarebbe più corretto definire ‘antigiudaismo’ –, quella d’origine cristiana, che considera gli ebrei ‘deicidi’. È possibile che in un tempo di secolarizzazione questa accusa non susciti più alcuna reazione. Ma se anche fosse così, lo studio potrebbe certificare che le radici cristiane dell’antigiudaismo si sono finalmente disseccate”.

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Sandro Magister è firma storica del settimanale L’Espresso.
Questo è l’attuale indirizzo del suo blog Settimo Cielo, con gli ultimi articoli in lingua italiana: settimocielo.be
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