Francesco superstar sul teatro del mondo, un po’ meno nella Chiesa

Il pri­ma­to di Pietro e dei suoi suc­ces­so­ri è una del­le gran­di que­stio­ni irri­sol­te che divi­do­no cat­to­li­ci, pro­te­stan­ti e orto­dos­si.

Lo scor­so 13 giu­gno il dica­ste­ro per l’unità dei cri­stia­ni pre­sie­du­to dal car­di­na­le Kurt Koch ha reso pub­bli­co un docu­men­to di stu­dio che trac­cia il bilan­cio dei trent’anni di dia­lo­go ecu­me­ni­co che han­no fat­to segui­to all’enciclica di Giovanni Paolo II “Ut unum sint” del 1995, col suo appel­lo a tro­va­re “insie­me” le for­me in cui il mini­ste­ro del vesco­vo di Roma “pos­sa rea­liz­za­re un ser­vi­zio di amo­re rico­no­sciu­to dagli uni e dagli altri”.

Il momen­to attua­le non è cer­to dei più paci­fi­ci, nei rap­por­ti tra le diver­se con­fes­sio­ni cri­stia­ne, spe­cie tra Occidente ed Oriente.

Intanto, però, c’è un pri­ma­to del papa non “ad intra” ma “ad extra”, non den­tro la Chiesa e le Chiese ma per un pub­bli­co ester­no sul gran­de tea­tro del mon­do, che sta viven­do una sta­gio­ne tut­ta par­ti­co­la­re.

Di que­sto sin­go­la­re “spec­ta­cu­lum” mon­da­no papa Francesco ha dato un sag­gio straor­di­na­rio già poche ore dopo la pub­bli­ca­zio­ne del dot­to docu­men­to teo­lo­gi­co sul pri­ma­to papa­le.

Per valu­ta­re l’accaduto basta riper­cor­re­re l’intensissima agen­da papa­le del 14 giu­gno, una gior­na­ta moz­za­fia­to per un uomo di 87 anni dal­la salu­te mal­fer­ma.

Il pre­lu­dio è anda­to in sce­na di pri­ma mat­ti­na, quan­do Francesco ha accol­to in Vaticano, nel­la Sala Clementina, un cen­ti­na­io di atto­ri comi­ci di quin­di­ci pae­si del mon­do, tra i qua­li una doz­zi­na degli Stati Uniti, alcu­ni di gran­dis­si­ma noto­rie­tà, con Whoopi Goldberg in pri­ma fila.

Il papa ha tenu­to loro un discor­so di elo­gio del sor­ri­so. Ha con­clu­so chie­den­do di pre­ga­re per lui “a favo­re e non con­tro”, come da qual­che tem­po dice sem­pre più spes­so. E poi li ha salu­ta­ti ad uno ad uno.

L’elemento curio­so di que­sta udien­za è che nes­su­no dei con­ve­nu­ti ha sapu­to dare una spie­ga­zio­ne del per­ché aves­se rice­vu­to quell’invito dal Vaticano, per l’esattezza dal dica­ste­ro per la cul­tu­ra pre­sie­du­to dal car­di­na­le José Tolentino de Mendonça. L’invito era sta­to una sor­pre­sa per tut­ti. Tra loro non man­ca­va­no dei fie­ri anti­cle­ri­ca­li e l’accolta non era cer­to simi­le a quel­la di una mes­sa del­la dome­ni­ca. Eppure all’invito han­no det­to sì in mas­sa. Tutto e solo a moti­vo del papa.

Difficile indi­vi­dua­re chi d’altri, al mon­do, gode di una simi­le capa­ci­tà attrat­ti­va, offren­do in cam­bio non tan­to un discor­so d’ufficio e una stret­ta di mano di pochi secon­di, ma sem­pli­ce­men­te la pro­pria per­so­na, ossia il pro­prio esse­re papa.

Francesco lo sa. E pen­sa anche che sul­la sce­na del mon­do ciò basti, che non è sem­pre tenu­to a dare altro da sé che già non appar­ten­ga al lin­guag­gio del mon­do. Basta il suo esse­re papa, col suo pote­re d’immagine model­la­to da seco­li di sto­ria.

Quanto all’apprezzamento di Francesco per un paio di atto­ri comi­ci ita­lia­ni a lui con­ge­nia­li, fino a qua­si iden­ti­fi­car­si con essi, è sot­to gli occhi di tut­ti. L’anziano Lino Banfi, pro­mos­so dal papa a “non­no d’Italia” e a pro­fe­ta di sag­gez­za, è suo fre­quen­te ospi­te a Santa Marta e alle litur­gie pon­ti­fi­cie. E il pre­mio Oscar Roberto Benigni può van­ta­re due momen­ti d’incontro col papa entram­bi rive­la­to­ri: il pri­mo il 7 dicem­bre 2022, in una calo­ro­sa udien­za video­re­gi­stra­ta nel­la qua­le gli ha illu­stra­to una sua tra­smis­sio­ne tv sul Cantico di san Francesco in pro­gram­ma il gior­no dopo, festa dell’Immacolata; il secon­do il 26 mag­gio 2024, addi­rit­tu­ra con l’affidamento al comi­co di un’ome­lia sup­ple­men­ta­re di ven­ti minu­ti in piaz­za San Pietro, al ter­mi­ne del­la mes­sa cele­bra­ta da Francesco, nel­la gior­na­ta mon­dia­le dei bam­bi­ni.

Tornando all’agenda di Francesco del 14 giu­gno, al pre­lu­dio mat­tu­ti­no dell’incontro con i comi­ci è segui­to un inter­mez­zo anch’esso impe­gna­ti­vo, con due udien­ze di tipi­ca com­pe­ten­za del papa: al pre­si­den­te del­la Repubblica di Cabo Verde e ai vesco­vi del­la Guinea Equatoriale in visi­ta “ad limi­na”.

Dopo di che Francesco è par­ti­to in eli­cot­te­ro alla vol­ta del­la Puglia. dove nel resort di Borgo Egnazia si tene­va il G7, ossia il grup­po inter­go­ver­na­ti­vo infor­ma­le che riu­ni­sce le prin­ci­pa­li set­te eco­no­mie dei pae­si avan­za­ti: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, que­sta vol­ta con in più una deci­na di lea­der di altri impor­tan­ti pae­si e orga­niz­za­zio­ni inter­na­zio­na­li.

Ed è toc­ca­to nien­te­me­no che al papa – invi­ta­to dal capo del gover­no ita­lia­no Giorgia Meloni, pre­si­den­te di tur­no del G7 – apri­re nel pri­mo pome­rig­gio la ses­sio­ne comu­ne dei lavo­ri, con un discor­so sull’intelligenza arti­fi­cia­le come “stru­men­to affa­sci­nan­te e tre­men­do” e sui “suoi effet­ti sul futu­ro dell’umanità”.

Francesco ha let­to il discor­so in una ver­sio­ne abbre­via­ta, offren­do ai con­ve­nu­ti anche il testo inte­gra­le, scrit­to dal fran­ce­sca­no Paolo Benanti che è un esper­to del­la mate­ria di fama mon­dia­le con un inca­ri­co alle Nazioni Unite. Ha par­la­to per una ven­ti­na di minu­ti a tut­ti i lea­der in ascol­to attor­no a un gran­de tavo­lo ova­le. Arrivando li ave­va salu­ta­ti ad uno ad uno, abbrac­cian­do con par­ti­co­la­re calo­re il suo con­na­zio­na­le argen­ti­no Javier Milei e l’indiano Narendra Modi.

Già è sta­ta una pri­ma asso­lu­ta que­sta par­te­ci­pa­zio­ne del papa a un G7, con l’immancabile ritua­le foto di grup­po con lui al cen­tro. Ma in più Francesco ha avu­to, pri­ma e dopo il suo discor­so, ben nove incon­tri bila­te­ra­li, nell’ordine con Kristalina Georgieva, pre­si­den­te del Fondo Monetario Internazionale, con l’ucraino Volodymyr Zelensky, col fran­ce­se Emmanuel Macron, col cana­de­se Justin Trudeau, con l’indiano Narendra Modi, con il tur­co Recep Tayyip Erdogan, con il kenia­no William Samuel Ruth, col bra­si­lia­no Luis Inácio Lula da Silva, con lo sta­tu­ni­ten­se Joseph Biden.

Quando Francesco è rien­tra­to in eli­cot­te­ro, a Roma era cala­ta la not­te e le imma­gi­ni di lui al G7 ave­va­no già fat­to il giro del mon­do, non tan­to per il suo discor­so – costrui­to con com­pe­ten­za ma del tut­to cir­co­scrit­to al tema, sen­za alcun rife­ri­men­to a Dio e alla “leg­ge mora­le natu­ra­le che Egli ha iscrit­to nel cuo­re dell’uomo” (Benedetto XVI, “Caritas in veri­ta­te”) – quan­to piut­to­sto per la sua sem­pli­ce pre­sen­za tra i poten­ti del­la ter­ra, non solo dell’Occidente ma anche di pae­si chia­ve del “Global South” come India e Brasile. In India, il suo abbrac­cio con Modi è subi­to diven­ta­to nel con­fron­to poli­ti­co inter­no un pun­to a favo­re del gover­no con­tro l’opposizione.

Tra i capi del­le reli­gio­ni non c’è nes­su­no al mon­do che si avvi­ci­ni a que­sto straor­di­na­rio, stel­la­re pote­re d’immagine del papa, imper­so­na­to per­si­no all’eccesso da Jorge Mario Bergoglio pur in una sta­gio­ne di decli­no del cri­stia­ne­si­mo e di divi­sio­ni tra le Chiese.

Per per­ce­pi­re lo stac­co tra lui e il suo pre­de­ces­so­re, basti solo ricor­da­re che a Benedetto XVI fu inve­ce impe­di­to, per l’opposizione di una fol­ta schie­ra di docen­ti tra i qua­li il futu­ro pre­mio Nobel Giorgio Parisi, di met­te­re pie­de nell’università “La Sapienza” di Roma, dove il 17 gen­na­io 2008 ave­va in pro­gram­ma un impe­gna­ti­vo discor­so nel sol­co di quel­lo di due anni pri­ma a Ratisbona.

Tra gli osser­va­to­ri, il vati­ca­ni­sta sta­tu­ni­ten­se John Allen ha fat­to nota­re la con­trad­di­zio­ne tra il pre­ve­di­bi­le ridi­men­sio­na­men­to del pri­ma­to papa­le qua­lo­ra si arri­vas­se a una rap­pa­ci­fi­ca­zio­ne tra le con­fes­sio­ni cri­stia­ne e inve­ce il per­si­sten­te, anzi, l’accresciuto trion­fo dell’immagine del papa sul­la sce­na pla­ne­ta­ria: “la sin­go­la più pre­zio­sa risor­sa che la cri­stia­ni­tà ha a sua dispo­si­zio­ne”. Sì, ma al prez­zo di assi­mi­lar­si al mon­do?

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Sandro Magister è fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
Questo è l’attuale indi­riz­zo del suo blog Settimo Cielo, con gli ulti­mi arti­co­li in lin­gua ita­lia­na: settimocielo.be
Ma di Settimo Cielo è con­sul­ta­bi­le anche l’intero archi­vio, anno per anno e in più lin­gue:
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